Il Taser sarebbe una soluzione interessante anche per donne a rischio aggressione e Agenzie Investigative

Il Taser sarebbe una soluzione interessante anche per donne a rischio aggressione e Agenzie Investigative.

Finalmente si è capito che è meglio una scossa che un proiettile calibro 9 in corpo (dal punto di vista degli aggressori). Ma soprattutto, era ora che qualcuno si occupasse dei “nostri ragazzi” sul campo: non si può esporre un agente di polizia al rischio di restare ferito oppure ucciso da qualche scalmanato violento solamente perché costui, sottoposto al Taser, potrebbe avere problemi cardiaci (se ci tengo alla mia salute, non mi drogo e non aggredisco poliziotti).

Durante un suo turno di lavoro un agente di polizia potrebbe intervenire su numerosi comportamenti violenti e non possiamo pretendere che i nostri operatori di pubblica sicurezza siano tutti campioni di arti marziali. Il Taser, evitando il contatto della colluttazione, risolve il problema della sproporzione fisica, della forte inclinazione alla violenza dell’aggressore e dell’abnorme forza procurata da certe droghe.

Ormai la globalizzazione riguarda anche i comportamenti violenti e bisognerebbe imitare, nella dotazione di polizia, quei paesi in cui la violenza è fenomeno più grave, come finalmente si sta facendo col Taser.

Aggiungerei che lo stesso atteggiamento si dovrebbe avere nei confronti delle donne e dei cittadini più deboli, anziché teorizzare (come ha fatto Carmen Di Genio) “Non possiamo PRETENDERE che un AFRICANO sappia che in Italia su una spiaggia non possa VIOLENTARE”.

Come scrissi sul mio libro “Cameras&Guns”: “La libertà di girare armati, oltre a essere costume altamente democratico, rappresenta, almeno in teoria, una grande livella in favore dei più deboli; si pensi a una donna mingherlina esposta al rischio d’aggressione sessuale: se può ricorrere a una pistola (e qui aggiungerei al Taser, oppure a spray antiaggressione con mace e capsicina ad alte percentuali), la sua debolezza fisica è compensata dall’ingegneria balistica (o dalla chimica o dall’alta tensione), sebbene vadano poi considerati un’infinità di fattori emotivi e tecnici.

E ancora: “Sono convinto che la tendenza di molti governi a disarmare i propri cittadini dipenda più dalla volontà di controllare la popolazione che da esigenze di sicurezza. Leggi restrittive in fatto di armi trovano profonde radici nell’antichità: quando l’imperatore di turno, ossessionato dalle congiure, permetteva solamente ai cavalieri più fedeli di girare armati e mozzava la testa a chiunque altro. Altrimenti non si spiegherebbe tanta severità sulle armi a fronte di una totale condiscendenza su altre cause foriere di ferimenti e decessi ben più numerosi, come l’alta velocità delle automobili, il tabacco da fumo, i guardrail letali per i motociclisti, ecc.”.

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Milano, più sicurezza: carabinieri a scuola di taser

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