La violenza di genere richiama istinti oscuri

L’Agenzia investigativa che si occupa di violenza di genere ha, come primo avversario la stessa vittima col suo istinto materno e di conservazione del nido.

         Tempo fa accompagnai una cliente della mia Agenzia investigativa a prendere le sue cose nell’abitazione coniugale, per aiutarla a sottrarsi dalle violenze del marito. Costui arrivò inaspettatamente e, armatosi di un grosso coltello da cucina, tentò di avventarsi contro alla povera donna. Mentre lo bloccavo e disarmavo, quel concentrato di tenerezza e fragilità della moglie mi pregava di non fargli male (d’accordo: mi ero lasciato prendere un po’ la mano e non mi sono limitato a bloccarlo e disarmarlo).

         Nella mia Agenzia investigativa ho visto passare casi assurdi di donne pestate al limite del femminicidio o fatte abortire a suon di botte, che si preoccupavano della fedeltà del subumano che avevano sposato, anziché pensare a salvarsi.

         La donna maltrattata tende a vedere nel partner violento non il criminale che è, ma un figlio un po’ troppo vivace. Le vittime, in questi frangenti, sottovalutano i rischi, perché mancano di testosterone e adrenalina rispetto ai maschi. Inoltre la donna è abituata a soffrire, per motivi naturali (gestazione, parto) e quindi incassa meglio le violenze del delinquente che ha sposato. Poi ci sono la priorità dei figli, il senso di fallimento e la tendenza a colpevolizzarsi tipici femminili, la dipendenza economica e la vergogna a chiedere aiuto.

         Tuttavia, in ogni modo, l’incoerenza della donna è comprensibile. Ciò che invece non si spiega è il disinteresse dei i maschi, che stanno intorno alle donne maltrattate, perché loro avrebbero tutte le caratteristiche evolutive per proteggerle. Noi maschi rischiamo l’arresto per rissa, se qualcuno ci taglia la strada in auto o per qualche altra simile futilità: perché molti di noi non fanno lo stesso quando sentono il vicino pestare la moglie? Il vicino è grosso e pericoloso: perché non siamo capaci di coalizzarci, come farebbe una qualsiasi comunità di babbuini, e andare in tanti a suonare alla porta per dare aiuto della sfortunata signora? Perché le Autorità intervenute nella maggior parte dei casi non mostrano severità e disprezzo ma accondiscendenza e mediazione? Perché i Giudici, il più delle volte, non sfruttano appieno la Legge per rendere un inferno la vita del violento?

         Se tutta la comunità intorno alla donna maltrattata, specialmente quella maschile, dimostrasse solidarietà attiva, reprimendo il violento quanto basta, molte donne si salverebbero.

         La violenza di genere si combatte culturalmente nel lungo periodo, ma quando, una donna è in pericolo, solo la legge del più forte e l’astuzia funzionano.

         Alla donna maltrattata, che si rivolge alla mia Agenzia investigativa, spiego che ha tante più probabilità di cavarsela quanto prima riuscirà a scatenare la femmina di grizzly che è dentro di lei. Nel frattempo le metto alle calcagna una detective dal temperamento belluino e le insegno a evitare i rischi:

  • Scordati di spaventare il subumano con un’ingiunzione del Tribunale, anzi: questa sarà solo un motivo scatenante. Pertanto fai pure l’ingiunzione, ma procurati anche una “clava” e aspettati lo scontro.
  • Come gli animali, evita la lotta, ma, stretta all’angolo, preparati a sprigionare tutta la furia di cui sei capace.
  • Se vuoi vivere, non contare sulle questioni di principio e sui tuoi diritti riconosciuti e sui doveri delle Istituzioni. Di fronte a comportamenti così oscuri e distorti, adeguati a tre semplici regole della giungla: cerca di passare inosservata, oppure scappa o aggredisci. Aggredisci anche preventivamente, come ci insegnano a fare i nostri amici cani, che si scagliano contro chiunque considerino pericoloso, per se stessi e per i propri amati.

La donna maltrattata dal partner violento ha tante più probabilità di cavarsela

quanto prima riuscirà a scatenare la femmina di grizzly che è dentro di lei.