La nuova legge sulla legittima difesa è una bella pensata.

La legittima difesa e le armi da fuco.
La legittima difesa e le armi da fuco.

Finalmente una legge sulla Legittima difesa che considera lo stato d’animo della vittima aggredita e gli errori che potrebbe commettere mentre è costretta a difendersi da una situazione di cui non è responsabile.

         Chi si scaglia contro il provvedimento e auspica piuttosto una società civile pacifica e pacificata dalle Forze dell’Ordine, non è consapevole di quanto noi umani siamo le peggiori bestie uniformate alla legge del più forte e non riesce a comprendere che nessun organo di polizia, per quanto efficiente, riuscirebbe a prevenire totalmente la violenza diffusa.

         Molti anni fa un industriale si rivolse alla mia Agenzia investigativa per individuare i responsabili di un’estorsione ai suoi danni. Per convincerlo a pagare, i criminali commettevano violenti atti intimidatori anche contro i suoi familiari, pertanto li misi tutti sotto controllo. Tra questi la moglie del cliente si mostrò subito ostile verso la detective dell’Agenzia investigativa assegnatale (una ragazzona tutta muscoli e pistole), alla quale la signora non mancava di palesarle villanamente disprezzo. Quando i delinquenti tentarono un’aggressione contro questa signora, la reazione della collaboratrice della mia Agenzia investigativa fu pronta e uno degli aggressori rimase a terra ferito. L’investigatrice, attendendo soccorsi e polizia, mi telefonò in Agenzia investigativa per aggiornarmi. Nonostante la drammaticità del momento, fummo entrambi sopraffatti dalle risate: la nostra conversazione era disturbata dalle urla scalmanate della scampata vittima, che chiedeva a gran voce fosse terminato a morte il bandito ferito. L’ideologa del disarmo globale palesava la sua vera natura, passando dalla non-violenza all’eccesso di violenza, come accade in quasi tutti i radical-chic pacifisti da salotto.

         È comodo attribuire ai soldi la nostra avidità, alle nudità la nostra lussuria e alle armi la nostra indole violenta. Vi sono un’infinità di ideologi del disarmo che pretendono di affibbiare a fucili e pistole responsabilità che invece sono proprie del genere umano. Questi idealisti ipotizzano che meno armi da fuoco in circolazione equivarrebbero a meno morti, ma dimenticano che, in quelle parti del mondo dove lo schioppo scarseggia, esso è prontamente sostituito da armi da taglio, oggetti contundenti, benzina o altri acceleranti, veicoli usati come arieti, dalle mani nude degli assassini e persino dai fertilizzanti. Tutto ciò a mantenimento della funerea statistica annuale di un milione e mezzo di morti violente nel mondo, di cui: la metà dovute a suicidi, il 20% alle guerre e il 30% a delitti. La percentuale maggiore di morti ammazzati in condizioni pacifiche la dice lunga sulla natura umana.

Inoltre, dovrebbe essere oramai chiaro a tutti che nessun Governo riesce ad arginare efficacemente i flussi delle armi illegali e della micro criminalità diffusa (in Italia siamo solamente fortunati, per il momento); quindi, qualsiasi operazione di disarmo nazionale avrebbe pieno successo solo sulla popolazione “sana”, lasciandola inerte di fronte a criminali armati. Non a caso un referendum sul disarmo indetto nell’ottobre 2005 in Brasile ha sortito un rifiuto quasi unanime di cittadini assediati tra criminali sempre meglio armati e più violenti.

Sono convinto che la tendenza di molti governi a disarmare i propri cittadini dipenda più dalla volontà di controllare la popolazione che da esigenze di sicurezza. Leggi restrittive in fatto di armi trovano profonde radici nell’antichità: quando l’imperatore di turno, ossessionato dalle congiure, permetteva solamente ai cavalieri più fedeli di girare armati e mozzava la testa a chiunque altro. Altrimenti non si spiegherebbe tanta severità sulle armi a fronte di una totale condiscendenza su altre cause foriere di ferimenti e decessi ben più numerosi, come l’alta velocità delle automobili, il tabacco da fumo, gli alimenti cancerogeni, i guardrail letali per i motociclisti, ecc.

         La libertà di girare armati è una grande livella in favore dei più deboli; si pensi a una donna mingherlina esposta al rischio d’aggressione sessuale o alla brutalità dell’ex-compagno violento: se può ricorrere a una pistola, la sua debolezza fisica è compensata dall’ingegneria balistica, sebbene vadano poi considerati un’infinità di fattori emotivi e tecnici. Cioè ritorniamo sotto la gogna della legge del più forte o legge del Far West (in questo caso): non basta essere armati, bisogna diventare bravi a sparare (che non significa solamente sparare diritto) e non avere la sfortuna d’incontrare qualcuno più bravo di noi. Ma non venitemi a dire che la nuova legge sulla Legittima difesa non è una bella pensata, soprattutto se non siete mai stati aggrediti nel sonno o a sorpresa per strada, o coinvolti (vostro malgrado) in una sparatoria o semplicemente in una rissa.