Il pedinamento è una tecnica investigativa antica, ma non obsoleta.

L’aggiornamento tecnologico dell’agenzia investigativa è fondamentale alla sua efficienza, ma l’investigatore privato deve saper valorizzare il patrimonio storico insito nella propria esperienza.
L’aggiornamento tecnologico dell’agenzia investigativa è fondamentale alla sua efficienza, ma l’investigatore privato deve saper valorizzare il patrimonio storico insito nella propria esperienza.

Dopo aver aperto da poco la mia prima agenzia investigativa iniziai a sentire parlare di localizzatori satellitari e qualche collega paventò la nostra estinzione per cause delle moderne tecnologie. In realtà non fu così, perché un conto è sapere dov’è il tuo sorvegliato, ma tutt’altra cosa è vedere cosa sta facendo. La localizzazione satellitare si rivelò, tuttavia, una formidabile risorsa capace di coadiuvare il lavoro dell’investigatore privato e rendere i suoi servizi più abbordabili economicamente.

         Se non integrato dalle moderne risorse investigative il vecchio pedinamento o appostamento a vista ultimamente sta perdendo di significato in molte circostanze, perché sempre più persone hanno una doppia vita: una reale (in fase di contrazione) e una virtuale (in fase di espansione).

Osservare e interpretare il comportamento del proprio sorvegliato è ancora una delle attività più utili (dopo l’ascolto) dal punto di vista investigativo. Tuttavia oggigiorno non è più sufficiente pedinare fisicamente il soggetto, ma bisogna seguirlo anche nei suoi spostamenti sui social e in rete.

         Anche per la Polizia Giudiziaria che può intercettare i propri sospettati ove autorizzata a farlo dal magistrato, l’ascolto viene spesso superato dalla trasmissione dati, perché la gente chatta e scambia messaggi o video molto di più che parlare.

         Per fare qualche esempio concreto: in passato il detective privato dell’agenzia investigativa pedinava il sospetto fedifrago sino alla sua amante, adesso molti tradiscono on-line senza spostarsi da casa o inseriscono in agenda elettronica i loro incontri che sempre di più avvengono lontani da occhi indiscreti e fuori dalla portata del teleobbiettivo dell’investigatore privato.

         E ancora, nei casi di infedeltà aziendale o assenteismo o abuso della Legge 104 i sospettati potrebbero svolgere attività lavorative on-line da casa propria, rendendo irrilevabili le loro scorrettezze a un primo controllo. Per non parlare di tutti i comportamenti delinquenziali, ma dalla scarsa rilevanza penale.

         L’abilità del titolare dell’agenzia investigativa sta nell’alternare gli interventi diretti (pedinamenti e appostamenti, ancora molto utili) agli interventi sul mondo virtuale (web, social, chat) e agli abboccamenti sotto copertura per ottenere il massimo risultato investigativo consentito dalla legge ed efficace alla causa del proprio cliente.

         Molti miei colleghi titolari di agenzia investigativa trovano le informazioni on-line un formidabile aiuto alle loro indagini, mentre altri ritengono che questa virtualizzazione penalizzi il nostro lavoro, perché le attività virtuali sono protette da privacy molto più spesso che quelle reali. Io credo che non si possa avere un atteggiamento ottimista o pessimista a priori, dipende dal caso. È come nel pedinamento: c’è il soggetto facile da seguire, che commette continuamente imprudenze a favore di teleobbiettivo, e quello difficile da sorvegliare. Così come ci sono i maniaci della privacy, ancorché onnipresenti sui social e nel web, e persone che si pedinano da sole, postando le loro foto e video online, per tenere aggiornato il detective privato incaricato di sorvegliarle.