Nello spionaggio l’elemento umano rappresenta ancora la porticina di servizio sempre aperta, basta saperla spingere.

L’Agenzia Investigativa Octopus offre consulenze di contro-sorveglianza per limitare le vulnerabilità inevitabili nella nostra vita iper-tecnologica
L’Agenzia Investigativa Octopus offre consulenze di contro-sorveglianza
per limitare le vulnerabilità inevitabili nella nostra vita iper-tecnologica

        Un cliente della mia agenzia investigativa Octopus (per la verità marito infedele e a dir poco birichino) mi ha interpellato recentemente, perché si sentiva sorvegliato dalla moglie. Eseguendo tutte le bonifiche ambientali, telefoniche e informatiche del caso, gli specialisti dell’agenzia investigativa hanno individuato una spyware. Troppo tardi purtroppo. Ho sgridato bonariamente il cliente perché sono anni che gli faccio seguire dei corsi di aggiornamento di contro-sorveglianza tecnologica e, nonostante ciò, appariva evidente che avesse scaricato di sua iniziativa il virus ficcanaso. Tuttavia, poi, ricostruendo la vita del programma spyware, è emerso che questo fosse stato inviato da una persona nota al cliente della mia agenzia investigativa.

         Di fronte alle inevitabili fragilità del nostro stile di vita ipertecnologico e particolarmente esposto a infiltrazioni, esiste forse un solo antidoto sicuro: la corretta e rigorosa gestione delle tecnologie e una prudente diffidenza nei confronti di chiunque; perché anche gli amici potrebbero essere spioni consapevoli o usati inconsapevolmente dagli spioni.

         Ce lo insegna la brutta vicenda del fondatore di Amazon, Jeff Bezos. All’inizio del 2018 il proprietario di Amazon entra nel mirino dello spionaggio internazionale, perché dalle colonne del Washington Post, di proprietà di Mr Amazon, il giornalista e dissidente saudita Jamal Khashoggi accusa il Principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman detto MBS, di metodi antidemocratici e persino repressivi nei confronti delle opposizioni per garantirsi la supremazia.

         È una storia lunga iniziata con una cena a Los Angeles, durante la quale Jeff Bezos conosce Mohammed bin Salman, e con l’invio di programmi spy mascherati in videoclip da parte di quest’ultimo allo smartphone di Bezos. È una storia anche molto complicata che vede coinvolti a vario titolo il genero del presidente Trump, Jared Kushner, Donald Trump stesso e alcuni suoi collaboratori. È una storia che, come nel caso del cliente della mia agenzia investigativa, è costato il matrimonio a Jeff Bezos. Tuttavia, senza entrare nei dettagli, c’insegna che, per quanti sforzi facciano gli ingegneri informatici per rendere sicuri i nostri devices l’elemento umano rappresenta ancora la porticina di servizio sempre aperta, basta saperla spingere.

Che si tratti di grande spionaggio internazionale o questioni più modeste da agenzia investigativa, la nuova frontiera dello spionaggio informatico, per far fronte alla sempre più crescente autoprotezione degli apparecchi, consiste nel tornare al vecchio metodo di sfruttare le debolezze dello spiato, che difficilmente riesce a diffidare di tutti gli amici e di tutti gli allegati provenienti da persone conosciute.