Secondo me il telefono rosa e simili servizi di assistenza familiare dovrebbero modernizzarsi con WhatsApp e altre simili applicazioni.

Per un’agenzia investigativa sono fondamentali le comunicazioni.
Per un’agenzia investigativa sono fondamentali le comunicazioni.

Premetto che da neonato vedevo un ingombrante telefono a rotella, nero e appeso alla parete di casa mia. Dopo qualche anno i miei vollero modernizzarsi, prendendo uno dei primi telefoni colorati (si fa per dire) da appoggiare sul tavolino all’ingresso. Da quell’apparecchio ho fatto le prime telefonate alle mie fidanzatine (la mia privacy non esisteva, un po’ per la posizione e un po’ a causa della preoccupazione di mia madre che diventassi uno sciupafemmine come suo zio generale).

         Visto il numero elevato di fidanzatine (alla genetica non si comanda), accolsi con entusiasmo, per motivi di traffico nelle comunicazioni, il passaggio dal telefono a rotella a quello a tastiera.

         Quando ho iniziato a collaborare per la mia prima agenzia investigativa, capitava che, lavorando in coppia, uno di noi due detective si separasse dal collega. Usavamo il telefono di casa mia come ponte per ritrovarci; mia madre (santa donna) a qualsiasi ora del giorno o della notte riceveva due telefonate: quella del detective che doveva essere raggiunto a un indirizzo e quella del collega che era rimasto indietro. Poi, fortunatamente per mia madre (e per me), inventarono i cercapersone.

         Più tardi iniziò la “saga” della telefonia mobile che io, pur non amando particolarmente l’argomento, ho dovuto vivere appieno per motivi professionali di reperibilità: i telefoni da auto, la mattonella (il primo apparecchio mobile in senso stretto anche se pesava mezzo chilo), poi devices sempre più piccoli e leggeri come lo StarTAC di Motorola e la gloriosa serie dei Nokia.

         Confesso che il passaggio ai touchscreen mi mise a dura prova. Da allora ho dovuto (malgrado la mia inadeguatezza) avere sempre con me lo smartphone più evoluto per condividere posizioni, foto, video e documenti. Condivisioni fondamentali per un titolare di agenzia investigativa e i suoi collaboratori.

         Con gli Smartphone sono dilagate le applicazioni per comunicare. E anche in questo caso mi sono faticosamente adeguato: WatsApp, Telegram, Threema, Signal. ecc. Ma ho dovuto imporre dei limiti all’uso delle chat ai giovani detective della mia agenzia investigativa: quasi sempre vietati i messaggi vocali, se devono descrivermi una situazione complessa o vogliono fare quattro chiacchiere mi chiamano e non chattano, i messaggi scritti sono consentiti solamente in certi casi.

         Anche con i clienti della mia agenzia investigativa ho sempre preferito un contatto telefonico diretto, piuttosto che lunghi messaggi o infinite email. Tuttavia ultimamente, durante il periodo di lockdown da coronavirus, ho dovuto rivalutare i messaggi con alcune mie clienti in fase di separazione e vittime di violenza psicologica.

         La convivenza forzata da coronavirus tra coppie in crisi può avere due epiloghi: l’inasprimento della crisi, oppure (più raramente) la sua apparente risoluzione (solamente il post-coronavirus dimostrerà se la soluzione sarà reale).

         La vera emergenza oggi è rappresentata dai coniugi (nel 99% dei casi mogli) vittime di violenza psicologica e non di vera e propria violenza fisica. Quando infatti la violenza è fisica, di quella che lascia i lividi, sono previsti interventi delle Autorità, che sembrano stia funzionando; mentre le cose si complicano nei casi in cui la violenza è solamente psicologica. In questi casi la vittima non può telefonare, altrimenti scatenerebbe i rimbrotti del partner, ma può scrivere.

         Nell’assistere (soprattutto psicologicamente) alcune mie clienti in difficoltà col partner durante questo periodo di quarantena, sto usando con successo applicazioni di messaggistica (ce ne sono persino di quelle che auto-eliminano il messaggio dopo letto in stile Missione Impossibile). Io mi sono adeguato, anche se con tutte le difficoltà di uno le cui prime telefonate partirono da un telefono a rotella.

Penso che anche il TELEFONO ROSA e simili servizi di assistenza familiare dovrebbero modernizzarsi con WhatsApp e altre forme di comunicazione alternative alla telefonata. Il TELEFONO AZZURRO, per la verità, ha istituito una chat, che tuttavia, a mio avviso, è ancora del tutto inadeguata al servizio che offre (vincoli di orari e addirittura di età).