Evidentemente la falsa invalidità italiana è invidiata in tutto il mondo.

L’agenzia investigativa Octopus di occupa da oltre 30 anni di truffe assicurative: non c’è limite al peggio tra i falsi invalidi.
L’agenzia investigativa Octopus di occupa da oltre 30 anni di truffe assicurative:
non c’è limite al peggio tra i falsi invalidi.

Un sudanese di 43 anni, abitante a Schio in provincia di Vicenza, si fingeva non-vedente, per percepire la pensione d’invalidità e l’indennità di accompagnamento come cieco assoluto. Fingeva per modo di dire, visto che faceva jogging, lavorava occasionalmente come edile e nonostante tutto era riuscito a rinnovare la patente.

         Svolgendo abitualmente indagini assicurative antitruffa da titolare di agenzia investigativa Octopus sono abituato a trattare falsi invalidi della peggior risma, persino peggiori del sudanese naturalizzato falso invalido italiano. Ma ciò cui non mi abituerò mai è la miopia (per restare in tema) di certi uffici accecati (oops… questa è l’ultima) dalla loro stessa burocrazia dalla quale da decenni i nostri politici promettono di volerci liberare.

         La truffa del 43enne è stata scoperta dalla Guardia di Finanza, ma sarebbe bastato, in fase di istruttoria della pratica, incrociare i dati già presenti nei nostri tanto burocratizzati uffici pubblici, per capire che un cieco totale non può avere la patente e per bloccare il tentativo sul nascere, prima che il furbacchione intascasse un’ottantina di migliaia di euro.

         Intendiamoci: i falsi invalidi ci sono in tutto il mondo. Spesso la mia agenzia investigativa viene incaricata da Compagnie assicurative straniere di sorvegliare invalidi totali che becco regolarmente a fare sport estremi o lavorare con la foga di internati nei gulag. I detective della mia agenzia investigativa hanno recentemente filmato un cittadino tedesco lamentarsi concitatamente (pareva un discorso di Hitler) al telefono con la sua assicurazione di non aver ancora ricevuto la provvidenza economica per la sua tetraplegia e poi, messo via lo smartphone, affrontare la scalata di una parete rocciosa. Un altro furbacchione svizzero, ufficialmente ridotto in sedia a rotelle (almeno per la sua assicurazione), è stato filmato dai miei detective mentre allenava una squadra di calcio, mostrando personalmente gli esercizi da eseguire.

Potrei citarne decine di casi simili finiti sulla scrivania della mia agenzia investigativa, alcuni fanno più sorridere di altri, ma fanno soprattutto riflettere seriamente, perché sono reati che intaccano come un cancro il tessuto economico previdenziale.

I “truffatori del settore” si difendono, dicendo che le loro immeritate pensioncine d’invalidità non sono nulla di fronte alle grandi truffe, ma se ne fossero capaci non si limiterebbero a quelle, farebbero anche queste senza nessuno scrupolo. La maggior parte di loro rifiuta d’essere etichettato come delinquente, ma quando gli vengono tagliati i viveri minacciano in stile mafioso assicuratori e investigatori privati.

Un po’ di anni fa filmai un “tetraplegico” mentre, arrampicato sui ponteggi, intonacava a mano l’intera facciata di una palazzina. Il truffatore smascherato mi telefonò in agenzia investigativa per minacciarmi di morte. Non riuscendo a impressionarmi abbastanza, passò a minacce tecnico-legali: mi avrebbe fatto ritirare la licenza, perché avevo inquadrato anche minorenni nel video che lo incriminava.

Riattaccò quando gli chiesi se stesse parlando dei suoi due nipoti di sedici e quattordici anni che sfruttava in nero presso l’impresa edile di cui era proprietario. L’ufficio SIU della Compagnia mi riferì che il delinquente non aveva presentato neppure ricorso contro l’Assicurazione per paura di un’ispezione fiscale.