Le morti di Mustapha Milambo, Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci.

Dirigere un’agenzia investigativa internazionale permette, purtroppo, di toccare spesso con mano l’opportunismo dei nostri politici.
Dirigere un’agenzia investigativa internazionale permette, purtroppo, di toccare spesso con mano l’opportunismo dei nostri politici.

         A parte il cordoglio per la tragedia in sé, ci sono due cose che mi danno molto fastidio dell’attacco mortale al convoglio ONU nei pressi di Goma in Congo: lo scarso risalto dato alla morte di Mustapha Milambo, autista del nostro Ambasciatore Luca Attanasio e la parola “sconcerto”, che è andata a ruba tra i nostri politici per commentare il tragico evento in cerca di luce riflessa.

         Quando la mia agenzia investigativa Octopus riceve un incarico internazionale, sia essa un’indagine o un’esfiltrazione di minore sottratto, è di primaria importanza l’opera degli autisti locali scelti da me o dai miei detective per il successo dell’operazione, tutti noi finiamo col diventare grandi amici di questi collaboratori invisibili. E io spero che, seppur dimenticato o tardivamente ricordato sulle cronache di questi giorni dalla stragrande maggioranza dei giornalisti, Mustapha Milambo riceverà i dovuti onori accanto ai nostri Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci.

         Quanto alla parola “sconcerto”, hanno usato quest’espressione praticamente tutti i nostri politici iper-scortati e al sicuro nelle loro autoblu blindate. In realtà la ripetizione di questo termine è indice che alla maggior parte dei nostri politici la tragedia interessa così poco da non avere avuto tempo né voglia di sforzarsi ad esprimere con parole proprie il cordoglio istituzionale. Occupandomi d’indagini internazionali da più di trent’anni con la mia agenzia investigativa Octopus, so bene di cosa sto parlando: se non c’è visibilità mediatica, la maggior parte dei nostri connazionali, vittime di gravi ingiustizie o tremende violenze, vengono letteralmente abbandonati a loro stessi.

Non mi riferisco solamente ai casi di cui si occupa abitualmente la mia agenzia investigativa, come minori sottratti dal genitore straniero o concittadini scomparsi all’estero, ma anche di connazionali trucidati come il povero Giulio Regeni o incarcerati ingiustamente come lo sfortunato Chico Forti. A proposito di quest’ultimo: è da prima delle ultime feste natalizie che Di Maio e compagnia annunciano la sua liberazione, ma poi ci sono stati il Recovery Found, il duello Renzi-Conte per le poltrone, la nomina di Draghi e il povero Chico è ancora in carcere ad aspettare, da vent’anni.

I politici nostrani tradiscono la loro vanagloria quando si tratta di salire senza meriti (né troppa fatica) su passerelle internazionali, lo ha dimostrato la pagliacciata del rientro in Italia della povera Silvia Romano, il cui recupero, tra l’altro, è offuscato dalla presenza di un “riscatto”. Ma non quello per pagare i terroristi rapitori, piuttosto quello per “lubrificare” i nostri funzionari di Stato. Del resto, per sapere come vanno certe cose, non è necessario essere esperi analisti, basta aver visto come si comporta il personaggio di Andy Osnard interpretato magistralmente da Pierce Brosnan nel film “Il Sarto di Panama”, ispirato dall’omonimo libro di John le Carré