Il Viaggio Apostolico di Papa Francesco Bergoglio in Iraq è molto importante e apprezzabile, ma il Santo Padre dovrebbe farsi aiutare dalle donne.

Lo storico incontro da Papa Francesco Bergoglio e l’Ayatollah sciita Al-Sistani.
Lo storico incontro da Papa Francesco Bergoglio e l’Ayatollah sciita Al-Sistani.

Papa Francesco è andato in Iraq per un Viaggio Apostolico e ha incontrato l’Ayatollah Al-Sistani, che è la massima autorità Sciita e che ha dimostrato tolleranza verso le altre religioni; in buona sostanza, Papa Francesco Bergoglio ha tentato di rafforzare questo atteggiamento in favore dei cristiani in quell’area.

È la prima volta che un Pontefice si spinge così avanti nel dialogo con l’Islam. Tuttavia, stando ai report giornalistici dello storico incontro, quello di Bergoglio mi è sembrato più un monologo che un dialogo: “i terroristi tradiscono la fede” e ringraziamenti per la difesa delle minoranze religiose. Da parte del religioso islamico nessuna replica per rafforzare o precisare il pensiero del Papa. L’atteggiamento del religioso islamico è sembrato un po’ come quando parli a qualcuno che preferisce tacere, perché sa che rispondendo non è in grado, per convinzione o convenienza, di trattenersi dal dire cose che potrebbero rovinare l’atmosfera. In quanto portatrice di verità assoluta la religione Islamica oggi, come quella cattolica nel Medioevo, fa molta fatica a praticare la tolleranza. E, anche se uomini come l’Ayatollah Al-Sistani danno qualche speranza, ci vorranno secoli prima di una vera apertura auspicata da Papa Bergoglio.

         Penso che lo sforzo del Papa, per quanto apprezzabile, sia troppo debole. Ripongo molte più speranze nelle donne Islamiche e di altri credo, le prime ad aver sempre sofferto le peggiori discriminazioni da minoranza, pur non essendo affatto in numero ridotto. Sto pensando ad eroine come la campionessa di scacchi Anna Muzychuk, che si è rifiutata di gareggiare in Arabia Saudita, per non doversi piegare a stupide e misogine leggi locali. Solo le donne possono migliorare la situazione, perché gli uomini dimostrano costantemente un colpevole disinteresse. Basti pensare ai mondiali di sci a Cortina, che procedono indisturbati (se non da qualche flebile manifestazione) nonostante la direttrice tecnica della squadra iraniana femminile di sci, Samira Zargari, non potrà parteciparvi, perché il marito glielo ha vietato, invocando la sharia.

         Ho avuto personalmente modo di verificare negli anni queste forme di cecità religiosa attraverso i clienti che si rivolgono alla mia agenzia investigativa Octopus per problemi matrimoniali: in passato, quando avevo appena aperto l’agenzia investigativa, molte mogli, brutalmente maltrattate dal marito al limite dell’uxoricidio, venivano costrette al loro posto dal Parroco del Paese e dall’astratto concetto di indissolubilità del matrimonio. Oggigiorno, quando buona parte delle clienti dell’agenzia investigativa, sono islamiche o sposate secondo credo Islamico, è l’Iman o una sharia a trasformare donne divorziande in povere perseguitate e talvolta in martiri.

         Vi è poi un altro aspetto familiare fortemente influenzato dall’Islam reazionario che riguarda alcuni divorzi tra coppie internazionali trattati dalla mia agenzia investigativa Octopus. Quando l’ex-marito è islamico o l’ex-moglie appartiene a una famiglia patriarcale potente di credo islamico, spesso queste separazioni finiscono con la sottrazione dei figli da parte di uno dei due genitori. Come ebbi modo di scrivere nel mio ‘Manuale per il rintraccio delle persone scomparse’: “il coniuge (in prevalenza donna straniera e uomo di credo islamico) rapisce la prole perché la considera una sua proprietà e, finito il matrimonio, si trasferisce con tutte le sue cose”.