Presto, tra cognomi paterni e materni, saremo tutti come Cico di Zagor

Il doppio cognome ai figli è una questione di lana caprina per un investigatore privato che lotta quotidianamente per i clienti della sua agenzia investigativa coinvolti in maltrattamenti familiari, abusi su minori e contese sui figli.
Il doppio cognome ai figli è una questione di lana caprina per un investigatore privato che lotta quotidianamente per i clienti della sua agenzia investigativa coinvolti in maltrattamenti familiari, abusi su minori e contese sui figli.

Quando ero un ragazzino, e già sognavo di diventare un investigatore privato e di avere una agenzia investigativa tutta mia, spesso leggevo un fumetto sulle avventure di Zagor, una specie di eroe del Vecchio West americano dallo stile ibrido tra un bounty killer viso pallido e un pellirosse ribelle, che aveva come aiutante Cico, una sorta di Sancio Panza di origini messicane. Ogni tanto l’autore giocava con questo suo personaggio più leggero, facendogli fare delle presentazioni ufficiali in cui sciorinava tutti i suoi cognomi ereditati (come usavano i nobili spagnoli) sia da parte di padre che di madre da più generazioni: Don Cico, Felipe, Cayetano, Lopez, Martinez y Gonzales, ecc. Era abbastanza divertente.

Eppure, adesso che da più di quarant’anni conduco l’agenzia investigativa Octopus che si occupa di tutela familiare, non mi diverte affatto che da mercoledì 27 aprile scorso i giudici della Corte Costituzionale, nel disastro in cui versa la Giustizia italiana, abbiano trovato il tempo di stabilire a grandi linee un fatto di vitale importanza: è illegittimo mettere in automatico a un figlio il solo cognome del padre. E sottolineo a grandi linee, perché questa delibera parziale in assenza di una legge articolata scatenerà un inferno di cause per stabilire l’ordine dei cognomi e produrrà un’inutile bolgia di regolette per evitare a tutti noi poveri (di classe dirigente) italiani di fare la fine del simpatico Don Cico. Tutto ciò mentre la legge così detta del Codice Rosso presenta lacune così gravi da aver solamente scalfito la superficie dell’iceberg della violenza domestica. È un po’ come tutti i soldi che abbiamo buttato nell’Europa Unita per farci dire da una manica d’inutili incapaci quanto dovessero misurare i cetrioli, mentre adesso, che c’è la guerra tra Russia e Ucraina, rimpiangiamo di non aver approvato un piano energetico che ci rendesse indipendenti dal gas di Putin.

Anche la procedura contro lo stalking, tanto sbandierata alla sua approvazione, trova applicazione solamente se c’è buona volontà da parte delle Forze dell’Ordine e dei Magistrati. E purtroppo il risultato è che molte donne si rivolgono alla mia agenzia investigativa Octopus di Milano perché inascoltate dalle Autorità competenti.

         La mia agenzia investigativa Octopus si occupa di contese sui figli minori e anche questa difficile materia andrebbe meglio regolamentata, tenendo conto più della tutela dei minorenni coinvolti che della soddisfazione degli adulti; troppo spesso, a mio parere, i bambini coinvolti non vengono ascoltati con la scusa che non sono in grado di decidere per il loro bene. Tempo fa una cliente della mia prima agenzia investigativa Octopus di Bergamo mi chiese stizzita perché, visto che mi pagava, non facessi quello che mi ordinava di fare in una causa per l’affidamento di suo figlio di otto anni. Le risposi che per me lei era solamente quella che pagava la parcella dell’agenzia investigativa, il mio vero cliente era suo figlio.