Presto noi investigatori privati saremo tutti muniti di tesserino.

In questi giorni un caro collega, titolare di agenzia investigativa, mi ha anticipato che finalmente noi investigatori privati saremo muniti di tesserino. La cosa non mi entusiasma, perché nel nostro mestiere il tesserino è sempre stata una vanità controproducente, figlia dell’invidia per il distintivo della polizia.

Il tesserino è sempre stata una vanità controproducente dei titolari di agenzie investigative, figlia dell’invidia per il distintivo della polizia
Il tesserino è sempre stata una vanità controproducente dei titolari di agenzie investigative, figlia dell’invidia per il distintivo della polizia

        Quando, agli inizi della mia carriera, lavoravo presso alcune agenzie investigative di Milano, ho visto colleghi esibire il loro tesserino da investigatore privato come fosse il distintivo della Polizia o dei Carabinieri e subire processi per questo loro scriteriato comportamento.

Io non ho mai rilasciato tesserini ai miei detective: do loro un foglio (copia della comunicazione in Prefettura) che, scherzando, dico possono sventolare come una bandiera bianca per sottrarsi al fuoco amico in caso di interventi troppo concitati della polizia.

Insegno da decenni ai miei allievi investigatori di usare più la testa del distintivo, perché il distintivo divide, mentre il giusto approccio alle persone permette di scoprire cose impensabili. Ho persino saputo di recente (commuovendomi sino alle lacrime) che alcuni miei ex-allievi dell’agenzia investigativa Octopus di Bergamo, poi entrati in Polizia Giudiziaria, praticano ancora oggi il trucco che gli ho insegnato del “tesserino di plastica del figlio”; in pratica: se proprio devi esibire la “patacca”, fingi di non trovarla subito (in stile Tenente Colombo, per intenderci) e rovistando nelle tasche fai saltare fuori un distintivo giocattolo, finito lì chissà come, che strappa a tutti un sorriso, sdrammatizzando la situazione e mettendo a loro agio “le fonti”.

Nella maggior parte dei casi di interviste a persone informate sui fatti, presentarsi come investigatore privato è controproducente perché inquieta gli intervistati; il detective privato nell’immaginario di molti è sinonimo di violazione della privacy e di guai. Ho insegnato ai detective della mia agenzia investigativa Octopus, salvo i casi previsti nella Procedura Penale, a presentarsi quasi sempre come “consulenti”, “ricercatori”, “informatori”. “amici di famiglia” o qualsiasi altra figura, evitando il più possibile di evocare la figura del ficcanaso privato o dello sbirro.

Quando si ha a che fare con pregiudicati il tesserino da investigatore privato fa ridere, perché non rappresenta alcun potere di fermo e interrogatorio.

         Il tesserino da investigatore privato, titolare di agenzia investigativa o collaboratore che sia, avrebbe un senso se conferisse alcuni poteri utili a svolgere i propri compiti al meglio, come la consultazione di determinati archivi riservati o evitare una multa se si è commessa un’infrazione durante un pedinamento, altrimenti è l’ennesima seccatura burocratica cui la nostra categoria sarà costretta a sottostare.