Una storia tragicomica di “infedeltà” aziendale, anzi sindacale.

L’agenzia investigativa Octopus prende molto sul serio le indagini su assenteismo e abusi della Legge 104, perché da esse dipende la floridezza di un’azienda e la felicità dei suoi dipendenti.
L’agenzia investigativa Octopus prende molto sul serio le indagini su assenteismo e abusi della Legge 104, perché da esse dipende la floridezza di un’azienda e la felicità dei suoi dipendenti.

Se la Schenker, multinazionale della logistica, avesse contattato la mia agenzia investigativa per risolvere i dubbi sul loro dipendente nonché RSA in malattia sospetta, tale Cristian Lanzi di Granarolo dell’Emilia, si sarebbe trattato di una brutta gatta da pelare.

Innanzitutto avrei avuto la complicazione di trattare con un Rappresentante Aziendale Sindacale della CGIL particolarmente informato sulle sue tutele e iperprotetto a priori dalla sua categoria di appartenenza; il che significa (per la mia agenzia investigativa) svolgere un lavoro ineccepibile, senza sbavature e inattaccabile in Tribunale.

In secondo luogo, da ciò che leggo sulla vicenda, il sindacalista sarebbe stato uno di quei malati ligi (o furbi) che rispettano l’obbligo di permanenza in casa negli orari prescritti.

In terzo luogo il Lanzi aveva lamentato una patologia (incubo di tutti gli investigatori privati come me) “certificata e documentata dal medico generico, dalla specialista dell’Ausl e confermata dai farmaci somministrati” per la quale è vivamente raccomandato dagli stessi curanti di uscire di casa fuori dalle fasce di reperibilità.

I detective della mia agenzia investigativa avrebbero iniziato a monitorare con discrezione il soggetto per verificare l’effettivo rispetto degli orari di reperibilità. Ma anche in caso non li avesse rispettati, per diventare licenziabile per giusta causa il Signor Cristian Lanzi avrebbe dovuto farlo in maniera sistematica e per motivi ingiustificabili, come ad esempio rispettare gli orari di lavoro di un altro impiego in nero o qualcosa del genere.

Poi i detective dell’agenzia investigativa avrebbero iniziato a pedinare il soggetto durate le sue tanto raccomandate “uscite di casa fuori dalle fasce di reperibilità”. E durante questo genere di sorveglianze si potevano presentare principalmente tre differenti scenari.

Nel primo scenario ipotizziamo che il Sig. Lanzi si fosse trovato un lavoro continuativo che in qualche modo riusciva a svolgere da casa negli orari di reperibilità e fuori casa negli orari di libera uscita. Da investigatore privato sarebbe stata una mezza vittoria, ma niente “pistola fumante” per l’avvocato costretto a una durissima e insidiosissima battaglia in Tribunale (anni fa un’assenteista malata cronica, colta a svolgere attività di ambulante, fu reintegrata perché – ahinoi – “il lavoro sulla bancarella non la stressava bensì la rilassava e contribuiva alla sua guarigione”).

Se invece l’ammalato fosse andato a delinquere o a commettere gravi illeciti, sebbene negli orari di libera uscita, avrebbe certamente favorito il decorso del suo licenziamento. Dico solo favorito e non garantito, infatti ho trattato in passato un caso in cui non è stato possibile licenziare l’assenteista-spacciatore, perché giudicato “spacciatore per necessità”.

La terza ipotesi è quella avveratasi. Lunedì 18 novembre 2019 alle ore 15 c’era Matteo Salvini a Minerbio, Comune a circa dieci chilometri dalla residenza di Lanzi, e questi ha deciso di andare ad assistere all’evento perché la visita non contrastava con i suoi obblighi di ammalato. Durante la visita il Lanzi si è fatto un selfie col “Capitano”, forse per autoironia o perché uno dei pochi sindacalisti che non ha dato il cervello all’ammasso.

Se i detective della mia agenzia investigativa avessero pedinato Lanzi in quella circostanza, tra una risata e l’altra mi avrebbero comunicato il nulla di fatto: illicenziabile. E così pure avrebbero valutato giustamente i legali della Schenker, salve qualche recente giurisprudenza. Ma il sindacato no: il sindacato lo ha licenziato, fregandosene delle leggi e delle tutele per cui dice di battersi. Perché il sindacato è come la mamma: “come ti ha fatto di disfa”.