Papà, svegliati! La mamma ha l’amante, chiama una Agenzia investigativa

Un’Agenzia investigativa, che si occupa di tutela della famiglia, assiste i suoi clienti di generazione in generazione.
Un’Agenzia investigativa, che si occupa di tutela della famiglia, assiste i suoi clienti di generazione in generazione.

Nel mondo degli adulti che litigano, non c’è posto per i bambini. O meglio: il posto c’è, ma i bambini se lo devono conquistare. Purtroppo da investigatore privato divorzista ho assistito a pochissimi casi di coniugi, in fase di separazione, capaci di non coinvolgere la prole nelle loro crisi.

         I bambini osservano e analizzano tutto quel che gli succede intorno con un’intelligenza intuitiva, che spesso è di gran lunga superiore all’intelligenza analitica degli adulti. E pochi adulti capiscono che i figli piccoli sono molto sensibili nel captare l’umore e il pensiero dei familiari, soprattutto di quelli che rappresentano il loro punto di riferimento esistenziale.

         In più di un’occasione coniugi in crisi si sono rivolti alla mia Agenzia investigativa su sollecitazione dei figli, che spesso erano sotto i dieci anni. Talvolta sono gli stessi bambini a decidere d’indagare autonomamente per portare le prove del tradimento di un genitore all’altro genitore. In questo i giovani centennials sono avvantaggiati dai loro natali intrisi di tecnologia; poiché oramai smartphone e computer custodiscono i più inconfessabili segreti, una volta trattenuti solamente nelle alcove.

         In una separazione complicata, anche se si è solamente l’investigatore privato dell’Agenzia investigativa ingaggiata da una delle due parti in causa, è facile rimanere schifati dalle bassezze di certi coniugi, che oramai non sorprendono nessuno. E in questa desolazione, se ci sono figli piccoli di mezzo, spesso si resta sorpresi e consolati dalla loro capacità di reagire, dall’astuzia con cui si proteggono da situazioni difficili, dalla loro saggezza e intelligenza.

         Un bimbo di otto anni disse alla mamma che secondo lui papà aveva un’altra donna, perché teneva troppo bene la casa dove era andato a vivere da solo e si notava la “mano” di una donna in tutto quell’ordine. Una bimba di dodici anni chiese al padre di giocare col suo smartphone; in realtà entrò nelle chat, che l’uomo teneva con la sua amante, le copiò e le inviò alla madre. Una ragazzina di quattordici anni installò la funzione di localizzazione sullo smartphone della madre e, dopo che la donna aveva chiuso la telefonata col marito dicendo d’essere al lavoro, mostrò al padre dov’era realmente sua moglie. Ma ciò che mi sorprese più di tutti fu un bimbo di dieci anni, cui il padre aveva regalato una telecamera per Natale: il piccolo la usò per filmare il genitore con l’amante e poi, invece di correre dalla madre, tentò di ricattare il padre: “o ritorni con la mamma o faccio scoppiare uno scandalo”.

         Sono tutti comportamenti sorprendenti per bambini così giovani, ma anche preoccupanti; ti domandi quali segni possano lasciare su di loro, se mai resteranno menomati psicologicamente da certi traumi. Poi te li ritrovi nella tua Agenzia investigativa, oramai adulti, con una carriera fulminante alle spalle e con un problema aziendale, per il quale uno dei genitori gli ha suggerito di rivolgersi a te (come loro avevano fatto molti anni prima) e pensi che la mente umana è meravigliosa nel superare le difficoltà.