Quando negli anni ’80 ho iniziato il mestiere di investigatore privato, i genitori che si rivolgevano a una Agenzia investigativa, per sorvegliare comportamenti autodistruttivi dei figli, una volta ottenuto riscontro dei loro sospetti, intervenivano personalmente a recuperarli con molta severità. La prole degenerata veniva punita duramente, spedita in collegio o a militare nel tentativo di raddrizzarla. Alcuni di questi figli sbandati riprendevano la retta via, ma la maggior parte di essi proseguivano una vita dissipata da pecore nere; quando non morivano giovani per overdose, malattie o incidenti stradali.
L’esito di questo intervento punitivo e di recupero era puramente casuale, ma almeno salvava la vecchia generazione dalla lucida follia in cui stiamo scivolando. Sempre più spesso assisto nella mia Agenzia investigativa a genitori in ansia per figli che non li rispettano o addirittura li maltrattano.
La magagna nasce in famiglia, con genitori troppo permissivi e protettivi. Si alimenta e cresce in una società ipocrita e politicamente corretta ad ogni costo, dove non si può ferire nessuno nell’orgoglio, dicendogli “sei una schiappa” o “vai a lavorare in miniera”; soprattutto se la schiappa è un testone (non un testardo, né un determinato, ma un semplice testone) narcisista e megalomane, con i genitori ormai succubi.
Sarà perché nella mia Agenzia investigativa passano i casi più disperati, ma non mi sembra ci sia da stare allegri.
Un mio cliente in cerca di uno psichiatra di sostegno per la figlia tossicomane (dedita a comportamenti autodistruttivi ad alto rischio) fu consigliato di cercarsi uno psicologo per se stesso, perché la figlia era maggiorenne e pertanto libera di fare ciò che voleva della propria vita, almeno sino a quando non avesse avuto comportamenti penalmente rilevanti o previsti dal Trattamento Sanitario Obbligatorio (in altre parole almeno sino a quando non fosse stato troppo tardi).
Rintracciai il figlio di una mia cliente scappato da casa, fregandosene di tutto e tutti, per raggiungere una sua fidanzatina in sud Italia. Inizialmente la fuitina poteva sembrare una tenera pazzia romantica di un ragazzo innamorato. Ma quando accompagnai sua madre a recuperarlo, fingendomi un lontano parente, il ragazzo ebbe una reazione così scurrile e violenta verso la madre, che non riuscii a trattenermi. Adesso la mia cliente usa me (“Stai attento che lo dico allo zio”) come spauracchio per far rigare diritto il figlio.
Senza dover citare queste e molte altre brutture estreme, cui sono costretto professionalmente ad assistere ogni giorno nella mia Agenzia investigativa, basta aver visto, anche per pochi minuti (non resistendo oltre), l’ultimo Festival di Sanremo: autentici mostri sacri della musica leggera, dalle doti canore uniche e affinate con decenni di studi ferrei, così esageratamente indulgenti verso giovani nullità semianalfabete, musicalmente parlando.