Quasi tutti hanno almeno uno scheletro nell’armadio, poi tutto dipende dal tipo di scheletro e dal tipo di armadio.

L’Agenzia Investigativa spesso si occupa di scheletri nell’armadio
L’Agenzia Investigativa spesso si occupa di scheletri nell’armadio

Quando i detective della mia Agenzia Investigativa indagano su una sospetta infedeltà matrimoniale spesso scoprono comportamenti dell’adultero così degenerati da far impallidire un pornografo. E quanto più i sorvegliati dell’Agenzia Investigativa sono di ceto sociale elevato, ricchi e potenti tanto più le loro cattive abitudini sono prive di inibizioni. Come se potere e benessere infondessero loro anche un senso di onnipotenza e impunità.

Quasi tutti gli umani (più i maschi delle femmine, ma queste ultime ci stanno rapidamente raggiungendo) sono costantemente schiavi del sesso: in gioventù lo rincorrono in modo scomposto e azzardato, lasciando che influenzi le loro vite. Da anziani, ne sono ormai così assuefatti che, invece di accettare la pace dei sensi come un dono, si rimpinzano di Viagra o di altri intrugli, non già per continuare a soddisfare il loro affezionato coniuge o l’amante giovane (che avrebbe tutto sommato un senso), ma per frequentare lupanari e partecipare a festini erotici.

Periodicamente la mia Agenzia Investigativa si occupa di recuperare video compromettenti, per far cessare estorsioni perpetrate a danno dei propri clienti e con alcuni di essi è capitato più di una volta. Oppure l’Agenzia Investigativa viene ingaggiata da clienti che scoprono d’essere coniugati con fedifraghi seriali, i quali, oltre a commettere adulterio, ne collezionano immagini come fossero trofei.

Molte persone dedite alla prostituzione, per incrementare gli affari, pubblicano i video degli incontri con la loro clientela, chiedendo il permesso e oscurando opportunamente i volti; ma anche no, perché con le videocamere miniaturizzate, facilmente reperibili sul mercato, si possono riprendere gli amplessi senza chiedere. Vai poi a fare causa a una prostituta per violazione della privacy.

Una cliente si rivolse alla mia Agenzia Investigativa perché il marito conservava nel suo smartphone il video di un suo incontro con una prostituta; il volto dell’uomo era stato oscurato, ma era sfuggito un altro particolare che lo rendeva comunque riconoscibile. E il protagonista del “capolavoro pornografico” era così fiero della sua opera da tenerla come ricordo.

Queste condotte promiscue hanno da sempre messo in imbarazzo e reso ricattabili anche i potenti, che ti aspetteresti più assennati e prudenti. In passato non era così facile procurarsi un video compromettente; bisognava attirare la vittima in una stanza allestita all’uopo e avere un complice che riprendesse attraverso un vetro a specchio o realizzasse altri ingegnosi espedienti. Oggigiorno, per la gioia di guardoni e ricattatori è diventato assai semplice ottenere immagini rubate grazie alla miniaturizzazione dell’elettronica.

Ciò che sorprende di queste situazioni non è tanto il comportamento in sé quanto piuttosto l’incoscienza dimostrata da certi politici, magistrati e alti dirigenti, che dovrebbero prevenire e risolvere i problemi (anche quelli degli altri) anziché crearli e venirne travolti.

Lo scandalo U.S.A. esploso su Jeffrey Epstein che ha investito anche Bill Clinton e l’ottima inchiesta giornalistica de Le Iene Antonio Monteleone e Marco Occhipinti sul povero David Rossi, Capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena, morto suicida(to) in circostanze molto sospette hanno ribadito che non si tratta di innocenti debolezze, ma di grave corruttela diffusa che arriva ad intaccare profondamente il tessuto sociale e il sistema giudiziario.