Nelle indagini su frodi assicurative la strategia è tutto.

L’indagine assicurativa è tutta un equilibrio sopra la giurisprudenza.
L’indagine assicurativa è tutta un equilibrio sopra la giurisprudenza.

Quando la mia Agenzia Investigativa si occupa di frodi assicurative, siano esse su risarcimenti per falsi invalidi o per grandi sinistri, è determinante il coordinamento con l’ufficio antifrode della compagnia assicurativa e talvolta anche con l’agente che ha assicurato il truffatore o sospetto tale.

         Recentemente un assicurato lamentava di non poter neppure uscire di casa per via una invalidità al 100%, quando in realtà andava a lavorare e aveva un’intensa vita sociale. Per rendersi non-identificabile contava sul fatto di avere un fratello gemello monozigote, che dichiarava abitare sotto il suo stesso tetto. I detective della mia Agenzia Investigativa, per smascherarlo, hanno dovuto individuare ove in realtà vivesse il gemello e pedinare entrambi contemporaneamente. Tuttavia è stato possibile utilizzare questa strategia vincente solo dopo aver scattato al furbacchione fotografie molto dettagliate e averle mostrate al suo agente assicuratore, che lo ha riconosciuto da alcuni dettagli impercettibili, perché lo incontrava regolarmente per i premi.

         Molte pratiche su frodi assicurative vengono gestite al limite del bluff giudiziario, perché da un lato le leggi governative favoriscono l’autodifesa delle compagnie assicurative (qualcuno parlerebbe di lobby, ma secondo me si tratta di legittimo riconoscimento a potersi difendere da un assedio criminale costante), mentre dall’altro lato gli esiti dei processi non sono così scontati anche di fronte a gravi evidenze. È qui entra il gioco il fine lavoro dell’Agenzia Investigativa nel raccogliere prove incontestabili e forti (ma mai troppo invasive), per supportare la trattativa stragiudiziale prima ancora di quella giudiziale a favore della compagnia assicurativa.

         Ricordo il caso di un falso invalido: chi gestiva il sinistro aveva strategicamente rallentato e poi fermato le erogazioni a suo favore, avvisandoci di filmarlo costantemente. Fu video-ripreso dai detective della mia Agenzia Investigativa mentre, al telefono con l’assicuratore, sosteneva a gran voce d’essere disperato per l’interruzione del suo mensile, poiché spergiurava di non essere in grado neppure di andare in bagno, senza l’aiuto di un accompagnatore; mentre faceva questa telefonata passeggiava nervosamente su e giù lungo il corridoio di un centro commerciale dove sua moglie stava facendo shopping.

Ora, nella quasi totalità dei casi, video come quello che avevamo girato nel centro commerciale possono essere presentati in tribunale solamente se sprovvisti di audio. Tuttavia lo specialista antifrode della compagnia assicurativa gliene mostrò uno spezzone, minacciando denunce penale e ottenendo così un accordo stragiudiziale impensabile contro il truffatore.

         E lo stesso si può dire quando l’Agenzia Investigativa si trova a difendere i legittimi diritti di un assicurato: se non si studia il caso nei minimi dettagli, utilizzando tutti gli elementi a favore e ben rappresentandoli, supportati da prove, difficilmente si otterrà l’attenzione di una compagnia assicurativa oppure un giudice riuscirà a prendere la decisione giusta sui risarcimenti.