Lavorando nell’agenzia investigativa internazionale OCTOPUS

Gli specialisti dell’agenzia investigativa Octopus considerano gli archivi connessi in rete un pericolo costante; prima o poi qualcuno riesce a violarli.
Gli specialisti dell’agenzia investigativa Octopus considerano gli archivi
connessi in rete un pericolo costante; prima o poi qualcuno riesce a violarli.

La Ministra M5S dell’Innovazione, Paola Pisano, ha affermato: <Con l’identità digitale noi avremo un’unica e sola username e password per accedere a tutti i servizi digitali e potrebbe essere utilizzata non solo per i servizi digitali della Pubblica amministrazione ma anche del privato per esempio i nostri conti in banca, prenotare un’auto in sharing, andare al cinema, comprare su Amazon>.

E poi, quando, a causa di quanto sopra detto, è infuriata la solita polemica sul nulla al grido “Password di Stato”, la Pisano ha dovuto precisare: <Vediamo di sgombrare il campo da ogni equivoco: l’identità digitale sarà rilasciata dallo Stato e servirà a identificare il cittadino in modo univoco verso lo Stato stesso. In futuro, per aziende e cittadini che lo vorranno, potrebbe essere ulteriore sistema di autenticazione>.

D’accordo, la Ministra Pisano non è una brava comunicatrice, ma la vera pagliacciata è la polemica basata sul nulla che ne è seguita e il fatto che noi tutti siamo già schedati dagli Stati di provenienza e dal mercato.

         Premetto che io quando sento parlare di Governi e informatica rabbrividisco. Nei primi anni ’80, quando ancora non avevo una mia agenzia investigativa, in Italia fu istituita la banca dati informatica sui precedenti di polizia dei cittadini (il moderno SDI), peccato che si erano dimenticati di renderla sicura e un hacker riusciva senza sforzo a penetrarla, mettendo in piedi un florido commercio d’informazioni riservate con alcune agenzie investigative di Milano.

         Da quando, poi, ho aperto la mia agenzia investigativa vengo chiamato spesso da clienti ad arginare i danni causati dall’operato di pirati informatici e sento di continue violazioni di archivi governativi e di stato in danno della privacy dei cittadini. Talvolta queste violazioni emergono sulla cronaca, come lo scandalo esploso nel 2004 sul dossieraggio illegale ad opera della Security di Telecom e Pirelli; altre volte passano sotto silenzio, perché nella maggior parte dei casi i responsabili degli archivi violati fanno di tutto per nascondere la loro incapacità.

Per non sembrare soli in questo mare di segreti violati, non dimentichiamo i governi di mezzo mondo messi in grave imbarazzo da WikiLeaks e Julian Assange nel 2010. Ok, questa vicenda non sarebbe salita alla ribalta delle cronache senza la collaborazione dell’ex-militare USA Chelsea Elizabeth Manning, ma come disse un ex-collaboratore della mia agenzia investigativa, hacker pentito e oggi Cyber Security Manager: “gli hackeraggi meglio riusciti sono quelli in cui una talpa ti fornisce le password”.

         Il fatto è che la maggior parte degli italiani, pur avendo gridato allo scandalo sulla Password di Stato e polemizzato con la Ministra Paola Pisano, ogni giorno si consegna mani e piedi alla curiosità di chiunque, postando dettagli della propria vita privata sotto l’impulso di un irrefrenabile esibizionismo. Questa debolezza (spesso autolesionista) è ben conosciuta da chi lavora in un’agenzia investigativa: recentemente ho colto in flagrante un dipendente in infortunio lavorativo che non ha resistito a postare in rete la cronaca di una sua escursione in montagna.