Regola numero uno: non parlare coi giornalisti.

Qualsiasi investigatore privato o di Stato sa che il clamore danneggia le indagini.
Qualsiasi investigatore privato o di Stato sa che il clamore danneggia le indagini.

Non so voi, ma io (da semplice titolare di agenzia investigativa) sono molto pessimista sulla soluzione dell’assassinio della signora Ilenia Fabbri. Sabato 6 febbraio scorso la povera donna è stata sgozzata in casa sua a Faenza. L’unica testimone dell’evento ha potuto solamente udire le ultime parole di Ilenia: “chi sei? Cosa vuoi?”, cui sono seguite le sue urla strazianti, e poi la teste ha intravisto di spalle un uomo robusto fuggire.

         A prima vista avrebbe potuto essere stato un furto finito in tragedia, uno di quelli in cui il ladro violento perde la calma e uccide. Tuttavia la procura sta accusando il marito della vittima, Claudio Nanni, di aver commissionato il delitto.

Questa eventualità non è affatto rara: durante le indagini su infedeltà coniugale commissionate alla mia agenzia investigativa Octopus, mi sono imbattuto in numerosi casi di mariti o mogli in cerca di un killer per sopprimere il coniuge. In qualche caso ci siamo dovuti proporre sotto copertura noi detective come sicari per far naufragare il progetto criminale e nel timore che il nostro sorvegliato o sorvegliata trovasse un vero assassino disposto a commettere il delitto.

Stando a ciò che ho saputo dai media, nelle indagini sulla morte della povera Ilenia Fabbri ci sono due aspetti poco rassicuranti sulla loro bontà: il primo aspetto riguarda il fatto che la Procura avrebbe trovato le prove o, quantomeno, gli indizi (spero univoci e concordanti) sul fatto che il Nanni sia il mandante dell’omicidio, senza tuttavia identificare l’esecutore. In un omicidio familiare è molto strano che il suo ideatore-mandante riesca a mantenere comunicazioni criptate con l’esecutore manco fosse un mafioso coi pizzini; di norma è l’esecutore che porta al mandante. Qualsiasi investigatore sa che per prendere il pesce grosso si deve risalire la corrente con l’aiuto del pesce piccolo. Nei casi di potenziali uxoricidi trattati dalla mia agenzia investigativa Octopus, poi, costoro erano talmente pieni di rabbia da risultare maldestri e troppo loquaci.

         Quanto al movente individuato dalla Procura che riguarderebbe i centomila euro richiesti da Ilenia per gli anni lavorati in officina, penso che sia piuttosto debole: in Italia pretese così alte e tardive in genere non hanno seguito o vengono ridimensionate drasticamente. Per non parlare delle leggi sul mantenimento di ex-coniugi e relativi figli, che sembrano sia state studiate da chi vuole sottrarsi alle proprie responsabilità.

Il secondo aspetto, che mi fa paventare il solito pasticciaccio investigativo senza colpevoli o con un colpevole poco convincente, è il venir meno alla regola investigativa fondamentale, che m’insegnò un ispettore della “Omicidi” quando ancora non avevo aperto la mia prima agenzia investigativa Octopus a Bergamo: non parlare coi giornalisti.

Il mostro è stato sbattuto in prima pagina e io gli auguro di essere veramente il colpevole, perché altrimenti si troverà a vivere un incubo kafkiano senza senso per lui e senza pace per i familiari della sua vittima. Intanto sui media stanno raccontato la vita ed evidenziando tutti i difetti del presunto colpevole e interpretano ogni suo atteggiamento in chiave colpevolista, improvvisandosi investigatori, procuratori e giudici contemporaneamente.