Ashraf Ghani. Scappato in elicottero ad Abu Dhabi con 169 milioni di dollari americani

Ashraf Ghani
Ashraf Ghani

La tragedia dell’Afghanistan, tra i suoi terribili effetti collaterali, ha prodotto un nuovo arricchito: l’ex-presidente Ashraf Ghani. Scappato in elicottero ad Abu Dhabi con 169 milioni di dollari americani destinati alla sua gente. In realtà penso che Ghani si fosse già arricchito sulle spalle dei suoi connazionali molto prima della fuga, i 169 milioni sono soltanto la liquidazione, perché un mio amico dei Servizi Segreti mi confidò che non appena insediato, attorno al “presidente” era iniziato uno strano vortice di valige piene di soldi.

         A parte la tragicomica evacuazione, viene da pensare come i “cervelloni” che hanno pianificato l’invasione dell’Afghanistan non abbiano saputo dispensare più oculatamente i finanziamenti per la ricostruzione afghana.

         Persino io, che sono solamente il titolare dell’agenzia investigativa Octopus (ogni tanto impegnata in operazioni investigative in zone del Mondo particolarmente povere) so che in quelle aree è meglio non pagare acconti sulla fiducia, perché la maggior parte della gente locale preferisce intascare i soldi anticipati, per quanto pochi, e non fare nulla di quanto promesso, piuttosto che guadagnare bene, faticando e portando a termine l’incarico assegnato.

Non chiedetemi perché funzioni così, io e i detective della mia agenzia investigativa Octopus lo abbiamo imparato dopo la prima missione all’estero. Eppure, è un comportamento talmente assurdo che è difficile da comprendere e ogni tanto ci ricaschiamo: recentemente ho anticipato cinquanta euro per le spese vive a una specie di corrispondente estero della mia agenzia investigativa, anzi: oramai un ex corrispondente. Il tizio avrebbe dovuto raccogliere alcune informazioni di facile reperibilità per un compenso di circa 1.000 euro (una somma più che ragguardevole per la zona in cui vive), eppure ha preferito rubare l’acconto di 50 euro che portare a termine il lavoro per i restanti mille euro. Mutatis mutandis Ashraf Ghani mi fa pensare a quel poveretto dell’ex-corrispondente estero dell’agenzia investigazioni Octopus: Ghani avrebbe potuto impegnarsi a riscattare il suo popolo e ad essere l’uomo chiave del Medio Oriente. Si sarebbe arricchito molto di più tra gli onori della sua carica e sarebbe entrato nella storia come eroe nazionale, ma ha preferito essere ricordato per un pronipote dei quaranta ladroni.

Com’è possibile che i cervelloni della CIA e dei Servizi di Sicurezza dell’ONU non abbiano capito in tempo l’inconsistenza del presidente Ghani? Com’è stato possibile distribuire soldi a casaccio (la stessa cosa avviene da anni con la Libia per evitare gli sbarchi), sapendo che sarebbero finiti nelle tasche dei soliti criminali approfittatori, senza nessun piano di rilancio dell’economia nazionale e ignorando completamente il problema della coltivazione e del traffico di eroina? In questo modo è stata esportata corruzione, non democrazia.

Intanto i politici di tutto il mondo occidentale, incapaci di un contrito silenzio, parlano tardivamente a vanvera di corridoi umanitari e aiuti alla popolazione. Qualcuno ha persino blaterato di dialogo coi talebani, dimenticando che razza di gentaglia sono. Personalmente penso che, se c’è una speranza per il futuro del Paese, questa è in mano alle donne afghane che hanno assaporato una relativa libertà durante questi due lustri e non lo sanno ancora, ma sono la spina dorsale del loro Paese.