Non bisogna essere un investigatore privato penalista e titolare di agenzia investigativa per capire che le vicende di Patrick Zaki e Chico Forti sono diverse.

La buona notizia della liberazione di Patrick Zakidovrebbe superare qualsiasi schieramento politico.
La buona notizia della liberazione di Patrick Zaki
dovrebbe superare qualsiasi schieramento politico.

La liberazione di Patrick Zaki, graziato dal dittatore egiziano Al-Sisi è stata possibile grazie alle giuste pressioni esercitate dal governo Meloni e ciò ha provocato un’invidia diffusa nei nostri sinistrorsi che avrebbero voluto liberare loro il “compagno” Zaki, ma non ci sono mai riusciti.

          Tra le meschine polemiche sinistrorse per sminuire il successo incassato dal Governo Meloni con Zaki, ne è spuntata una destrorsa; si dice: perché Zaki si e Chico Forti no, denunciando una disparità di trattamento. Immagino le facce e il farfugliare a vanvera dei criticoni italiani se il Governo Meloni riuscisse a riportare a casa anche Chico Forti, tuttavia non bisogna essere un investigatore privato penalista e titolare di agenzia investigativa per capire che si tratta di due vicende profondamente diverse: Zaki è stato perseguitato dal regime egiziano, mentre Chico Forti, per quanto male assistito dai suoi avvocati e palesemente vittima della malagiustizia statunitense, ha subito un regolare (ancorché discutibile) processo. Inoltre, un conto è esercitare pressioni su una nazione debole e coi conti in profondo rosso come l’Egitto, tutt’altra cosa è influenzare le decisioni degli americani.

          Ciò nondimeno la vicenda di Chico Forti è una macchia per la polizia e per l’autorità giudiziaria di Miami, che dovrebbero vergognarsi per come hanno trattato l’imputato Chico Forti (roba da annullare il Common Law) e numerosi altri casi, alcuni dei quali seguiti in passato dalla mia agenzia investigativa Octopus di Milano.

          Molti anni fa, quando avevo appena fondato la mia prima agenzia Investigazioni Octopus a Treviglio, mi occupai di un’aggressione mortale ai danni di un italiano in Florida che la polizia locale si ostinava ad archiviare come suicidio. Successivamente, seguendo altri casi simili con la mia seconda agenzia investigativa Octopus di Milano, scoprii che in Florida è consentito ai poliziotti arrotondare lo stipendio con una propria agenzia investigativa e ciò porta inevitabilmente a un drastico abbassamento della loro efficienza.

          Inoltre, è incredibile come nessun avvocato sia riuscito a ottenere la revisione di un processo, quello contro Chico Forti, pieno di irregolarità procedurali e leggerezze investigative. In realtà, da investigatore privato penalista e titolare di agenzia investigativa Octopus che negli ultimi 40 anni si è occupato di riapertura e revisioni di casi giudiziari, penso che il problema sia transnazionale: l’apparato giudiziario di qualsiasi paese di fronte all’eventualità di un errore si preoccupa molto di più di difendere sé stesso e il proprio operato che di perseguire verità e giustizia. Da un lato è ammissibile, perché la credibilità è tutto per l’Autorità giudiziaria, tuttavia si sta scivolando verso l’abitudine di condannare nel dubbio, pur di avere i “conti” in attivo, anziché praticare la salvifica formula del ragionevole dubbio.

          Tornando ai nostri connazionali sinistrorsi, lividi di rabbia per non aver risolto loro la porcheria dell’arresto di Patrick Zaki, molti di loro, pur di non congratularsi col Governo Meloni, hanno ricordato piccati la brutta faccenda irrisolta sul povero Giulio Regeni. Tuttavia la morte di quest’ultimo è più competenza dei nostri Servizi Segreti che della Giustizia ordinaria e, essendo quest’ultimi sempre stati “maltrattati” dalle sinistre, non è escluso che con l’appoggio di un governo di centro-destra, si trovi soluzione anche per l’infamia del nostro connazionale torturato e ucciso.