Leggi il nostro ultimo articolo: Tra i Detenuti Esiste un Codice Etico?

I consigli dell’investigatore privato e security manager su come vivere più sicuri ed evitare altre tragedie come quella della povera Sharon Verzeni

Con l’arresto di Moussa Sangare, assassino di Sharon Verzeni, è nata una polemica su quali possano essere state le cause scatenanti la furia omicida e quali le responsabilità istituzionali.

Con l’identificazione e l’arresto di Moussa Sangare, quale assassino della sfortunata Sharon Verzeni, si è innescata una polemica oziosa e faziosa su quali possano essere state le cause scatenanti la furia omicida di Moussa e quali le responsabilità istituzionali e persino politiche di chi è venuto meno al proprio dovere.

Certamente le Istituzioni non sono state pienamente efficienti e non hanno fatto sentire la loro presenza, tuttavia non esiste un metodo infallibile per evitare gli omicidi con movente psichiatrico.

Alcune false femministe, più misandre che femministe, hanno aspramente criticato l’amara considerazione che Sharon si fosse semplicemente trovata nel posto e nel momento sbagliati, non capendo che non si trattava di colpevolizzare la povera vittima ma di considerare il suo assassino una cosa da niente, al pari di un cornicione che, staccandosi, uccide un passante che si trova a camminare, appunto, sul marciapiede e nel momento sbagliati.

I soliti leghisti in malafede hanno sottolineato che l’assassino non fosse di origini italiane, dimenticando che decine di omicidi psichiatrici sono perpetrati ogni anno da italiani di pura genealogia italica e che i testimoni, che hanno aiutato i Carabinieri a inchiodare Sangare alle proprie responsabilità, sono anch’essi di origini extracomunitarie (marocchini), ma italiani.

E che questi due italiani “lega-non-approvati” probabilmente avrebbero impedito l’omicidio o tentato d’impedirlo se si fossero accorti dell’aggressione.

L’unica critica, che forse ha qualche costrutto, concerne l’assenza dei Servizi Sociali e della Polizia Locale, che, tuttavia riguarda più la tutela del vicinato a Suisio e dei familiari tormentati dai comportamenti violenti di Moussa Sangare.

La sorella ventiquattrenne di Moussa, Awa, che sta studiando per laurearsi in ingegneria gestionale, ha raccontato ai giornalisti che oramai lei e la madre, Kadiatou, avevano paura del loro stesso familiare. Moussa Sangare era tornato profondamente cambiato da un periodo all’estero negli Stati Uniti e a Londra: da schivo e silenzioso era diventato aggressivo e con evidenti turbe psichiche, probabilmente conseguenza dell’assunzione di droghe sintetiche.

Posso confermare il rischio. Alcuni Clienti della mia agenzia investigativa Octopus, contro il mio parere, hanno mandato i loro figli tossicodipendenti all’estero nel tentativo di distoglierli dalle cattive compagnie, cadendo dalla padella nella brace. All’estero sono molto più diffuse droghe sintetiche, ancora difficili da trovare in Italia, che con poche dosi riducono i tossicodipendenti in larve umane o pericolosi psicopatici.

Ricordo un giovanotto ventenne di buona famiglia, sorvegliato dagli investigatori privati Octopus sin da quando aveva iniziato con le sue prime canne a 14 anni. Pedinato a più riprese in Italia e apparentemente recuperato durante un periodo di disintossicazione, questo giovane fu mandato dalla famiglia presso uno zio a Miami in Florida, per tentare il distacco dalla sua fidanzata anch’ella tossicodipendente.

I familiari mi ricontattarono per rintracciarlo in Florida e rimpatriarlo, perché si era reso irreperibile. Quando gli
investigatori privati collaboratori della mia agenzia investigativa Octopus di Treviglio lo trovarono, fecero fatica a riconoscerlo, pur essendo il giovanotto per loro praticamente uno di famiglia a furia di pedinamenti. Inoltre, in fase di rimpatrio i detective privati Octopus dovettero farlo sedare da un medico per interrompere i suoi deliri psicotici. Seppi in seguito che l’uso di sostanze stupefacenti aveva indotto o accelerato una grave forma di schizofrenia.

In Italia e in buona parte del Mondo i tossicodipendenti sono trattati con ipocrita condiscendenza: sono considerati malati, ma senza l’imposizione di alcun obbligo di cura, neppure nei casi più gravi, costringendo le famiglie a una gestione casalinga della dipendenza, che li espone spesso a rischi imprevedibili.

Le due grandi bugie nell'ambito della sicurezza

Torniamo a parlare di ciò che un investigatore privato e titolare di un’agenzia investigativa e di security conosce meglio, cioè di come aumentare la propria sicurezza personale a dispetto dei rischi incombenti. Per fare ciò, bisogna innanzitutto conoscere le due grosse bugie che si affermano in fatto di sicurezza.

La prima bugia che ci propinano spesso in questi giorni nei talk show sulla povera Sharon Verzeni riguarda il fatto che non c’è più sicurezza. In realtà la sicurezza non c’è mai stata.

Immaginatevi di essere aggrediti all’improvviso e imprevedibilmente per strada: per quanto siate lesti a chiamare le Forze dell’Ordine e l’operatore sia abile a comprendere la gravità della situazione e la Volante rapida ad arrivare, nel migliore delle ipotesi trascorreranno svariati minuti prima dei soccorsi; Sharon è stata ferita a morte in pochi secondi. Per garantire la tanto agognata sicurezza le Forze dell’Ordine dovrebbero avere il dono dell’onnipresenza.

La videosorveglianza sul territorio, tanto sbandierata da sindaci e amministratori locali, evita e previene i delitti in minima parte; per il resto serve solamente a ricostruirli quando oramai sono stati commessi.

Il sempre rinnovato senso di insicurezza negli ultimi anni dipende anche dal fatto che le Istituzioni italiane affrontano il problema degli immigrati in maniera approssimativa e superficiale, concentrandosi solamente sulla missione irrealizzabile dei respingimenti e dei rimpatri. Mentre, invece, dovrebbero organizzarsi meglio a salvare dalla strada e dal degrado la parte buona degli immigrati (anche quelli irregolari) per evitare che si trasformi in microcriminalità diffusa.

Del resto, durante i casi internazionali seguiti dalla mia agenzia investigativa Octopus, ho potuto osservare che quasi tutte le leggi sull’immigrazione nel Mondo hanno una visione distorta e poco lungimirante della realtà.

Basti pensare al caso di Trieste, dove, tra inerzia e indifferenza delle Istituzione, piazza Libertà si era trasformata in un dormitorio a cielo aperto e sarebbe diventata anche una fucina di reati da strada se non fosse stato per l’aiuto spontaneo dato dalla psicologa sessantasettenne Lorena Fornasir e di suo marito ottantaquattrenne Gian Andrea Franchi, storico e filosofo, che da anni assistono con beni di prima necessità questi disperati.

Ebbene, le Autorità locali e nazionali avrebbero potuto aiutare questa coppia eroica, ottenendo anche maggior controllo sulla situazione, e invece i due coniugi nel 2021 sono stati indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Tornando alla sicurezza in generale, sino a un paio di generazioni fa il ruolo della famiglia italiana aveva ancora un peso nell’indirizzare i giovani, ma adesso, complici la disgregazione familiare e i “genitori moderni”, quell’imprinting educativo del passato è molto ridotto o nullo.

Il risultato sono i sempre più frequenti comportamenti irresponsabili o criminali da parte di giovani italiani e stranieri.

Il Codice Penale italiano dal canto suo non aiuta: si sono approvate norme molto efficienti nel combattere le associazioni mafiose, dimenticandosi delle vittime di psicopatici, borseggiatori, ladri, rapinatori, stalker ecc. che oramai vengono puntualmente denunciati a piede libero sino a quando non ne combinano una veramente grossa.

La seconda bugia è istituzionale, ratificata dalle leggi; in Italia si afferma giuridicamente il principio che i cittadini non possono difendersi da soli, poiché già abbondantemente protetti dallo Stato attraverso le Forze dell’Ordine e di Pubblica Sicurezza.

Negli “anni di piombo”, quando persino gli agenti di pubblica sicurezza non erano al sicuro, questo vuoto principio giuridico italiota si svelò in tutta la sua ipocrisia: le guardie del corpo che hanno impedito tanti omicidi e gambizzazioni da parte delle brigate rosse non potevano affermare ufficialmente di scortare il loro cliente, ma dovevano fingersi semplici guardiani dei suoi averi materiali. Nel mio caso, come investigatore privato collaboratore di una agenzia investigativa a Milano e assegnato alla sicurezza di un “nemico del popolo”, la scusa era di dover indagare sulle minacce ricevute.

Del resto, ancora oggi il porto d’armi viene rilasciato più facilmente a chi deve difendere il proprio denaro che la propria vita. Lo testimonia tristemente il femminicidio di Deborah Ballesio a Savona (
https://www.armietiro.it/deborah-chiese-il-porto-di-pistola-la-prefettura-lo-nego-11017). A Deborah, già esperta tiratrice, fu negato il porto d’armi poiché, secondo la Prefettura, non stava correndo alcun concreto né imminente pericolo. E invece, il 13 luglio 2019 la povera Deborah, all’età di soli 39 anni, fu crivellata a morte da sei colpi di pistola sparati dall’ex-marito Mimmo Massari, pregiudicato che le aveva già incendiato l’abitazione e l’attività.

Questa pretesa di levare al cittadino il pieno diritto di difendere sé stesso, crea una serie di ingiusti paradossi, come, ad esempio, quello dell’orefice torinese Mario Roggero condannato a 17 anni per omicidio in palese eccesso di autodifesa durante una rapina; 17 anni di condanna che tuttavia rappresentano un’iniquità se si pensa che in media vengono comminati 12 anni di carcere a chi commette omicidio volontario per scopi prettamente criminali.

Come difendersi e incrementare la propria sicurezza, i consigli del detective privato e security manager

A dispetto di inadeguate leggi sulla legittima difesa e delle Autorità talvolta vacanti, in Italia si può incrementare significativamente la propria sicurezza, prendendo le precauzioni giuste e con un minimo di attenzione.

Vediamo i sei consigli per rendere più sicura la propria vita, senza particolari sforzi:

Procuratevi uno spray antiaggressione con gettata utile di tre metri e tenetelo sempre indosso a portata di mano.

Gli spray al peperoncino consentiti per legge in Italia sono il modo meno impegnativo e più efficace di tutelarsi dalle aggressioni, poiché non richiedono particolare allenamento, come invece capita con qualsiasi arma da fuoco o oggetto atto ad offendere, non richiedono particolari permessi e non comportano il rischio d’essere accusati di eccesso di autodifesa.

Ecco, a mio avviso, i tre migliori spray urticanti disponibili in Italia:

Procuratevi una maglia anti-accoltellamento e abituatevi a indossarla quando serve. I materiali, con cui sono costruiti questi indumenti anti-taglio e anti-pugnalata e addirittura antiproiettile, sono sempre più confortevoli, discreti e hanno prezzi sempre più abbordabili.

Di seguito alcune aziende specializzate:

Azionate sempre in auto il fermo di sicurezza delle portiere. Molte vetture lo inseriscono automaticamente quando si muovono, ma dovete attivarlo immediatamente a mano se non partite subito.

Abituatevi a guardare e analizzare tutto ciò che vi succede intorno. Lo so: avete già i vostri c… per la testa, e poi gli smartphone riducono molte persone a zombie online, ma con un po' di esercizio riuscirete ad aumentare il vostro livello di attenzione e mantenerlo costante senza sforzo, anche pensando ai fatti vostri.

Insegno la stessa cosa, in modo più professionale (per sorveglianza e contro-sorveglianza), agli allievi investigatori privati della mia agenzia investigativa Octopus di Cassano d’Adda, i quali ottengono livelli di guardia inimmaginabili dopo un po' di pratica.

Utilizzate i vostri accessori come oggetti contundenti per autodifesa, scegliendoli in modo che possano avere una doppia funzione.

Non dico di acquistare l’ombrello da combattimento prodotto in Germania (https://www.unbreakable-umbrella.de/it), perché in Italia potrebbe essere considerato arma impropria e poi perché (lo so per esperienza personale) non è rilassante lasciare trecento euro nel portaombrelli di un locale qualsiasi alla mercé di avventori distratti o ladri.

Ma almeno, quando acquistate un ombrello, un bastone da passeggio o per fare i selfie, un portachiavi o una penna, una borsa o un borsello, una valigetta 24 ore o un portadocumenti, una cintura o un fermacapelli, scegliete un oggetto robusto che possa contribuire alla vostra autodifesa in caso di necessità.

Seguite un corso di autodifesa.

Di solito, alle Clienti della mia agenzia investigativa Octopus vittime di stalking o violenza non consiglio corsi di difesa personale a meno che l’idea non piaccia loro in partenza. Sono corsi che richiedono tempo, dedizione e costanza, che molti non hanno.

Tuttavia ho notato che seguire un corso basico una tantum in questo campo aiuta a acquisire sicurezza e apprendere i rudimenti della difesa personale, migliorando notevolmente le proprie capacità di affrontare situazioni difficili in generale.