La vergogna dei voli di stato e i settemila italiani bloccati all’estero.

Settemila italiano bloccati all’estero durante l’emergenza coronavirus
Settemila italiano bloccati all’estero durante l’emergenza coronavirus

Settemila italiani sono rimasti bloccati in giro per il mondo a causa del coronavirus e sono stati abbandonati dalla Farnesina. In alcuni casi totalmente ignorati, in altri aiutati a organizzare il rientro “all’italiana”, ovverossia con tariffe doppie o addirittura quadruple rispetto al normale costo dei biglietti. Il nostro Ministero degli Esteri replica che sono stati rimpatriati 70.000 connazionali, tuttavia sappiamo per esperienza che quando si sparano cifre per impressionare (e per farlo non si sono sforzati, aggiungendo solamente uno zero ai 7.000 abbandonati a sé stessi) vengono inclusi quelli che il biglietto ce l’avevano già o non hanno avuto problemi a pagare le maggiorazioni o che sono fortunosamente rientrati in patria senza infamia e senza merito per la Farnesina. L’infamia resta per i 7.000 italiani ancora bloccati all’estero, tanto più che Bruxelles precisa che l’Europa in casi come questo copre il 75% del costo del biglietto ai cittadini europei.

         Purtroppo conosco bene sciatteria e menefreghismo dei nostri politici e rappresentanti all’estero nei confronti dei loro stessi nazionali in difficoltà su suolo straniero. La mia agenzia investigativa Octopus si occupa da oltre trent’anni di indagini internazionali e recupero minorenni sottratti dal genitore straniero: né io né i clienti della mia agenzia investigativa abbiamo mai ricevuto un valido e tempestivo aiuto quando ci trovavamo in difficoltà all’estero.

         Durante un’operazione per localizzare e rimpatriare una ragazzina rapita dal padre (con tanto di mandati di cattura internazionali sul genitore), il cliente della mia agenzia investigativa e io fummo totalmente ignorati da Farnesina, Consolati, Ambasciate e persino Interpol, sino a quando non si accorsero che l’ultimo degli investigatori privati stava per fargli fare una brutta figura internazionale, avendo localizzato la sventurata minorenne e organizzato la sua esfiltrazione.

         In un altro caso, dopo aver recuperato refurtiva all’estero per conto dei clienti della mia agenzia investigativa che erano stati derubati, ebbi la malaugurata idea di rivolgermi al consolato italiano locale per il rimpatrio del maltolto: il funzionario consolare, dopo aver ascoltato il problema con finto interesse, evitava le mie telefonate come fossi un addetto alle televendite.

         Di situazioni simili potrei raccontarne molte. Persino relative a richieste d’aiuto più banali, come quando mi è capitato di chiedere aiuto a consolati o ambasciate italiane all’estero per avere il nominativo di un interprete o di un buon avvocato e le mie richieste sono cadute completamente nel vuoto. In questo caso il senso di abbandono è stato ancora più bruciante quando recentemente un mio collega americano, con l’agenzia investigativa in Florida, mi ha raccontato di aver chiesto la stessa cosa alla sua ambasciata in Germania e gli sono state fornite prontamente le informazioni del caso.

         Tornando ai nostri connazionali bloccati all’estero: la cosa fa arrabbiare ancora di più se pensiamo a tutti gli scandali, per l’abuso di lussuosi voli di stato, che negli anni hanno investito più d’uno dei nostri politici e alti dirigenti, i quali adesso non sono in grado di inviare neppure uno spartano aereo militare per una vera emergenza qual è quella del covid-19.