Nessuna Giustizia è perfetta

Quand’ero un ragazzino, amavo tutte le serie televisive poliziesche. In particolare quelle con investigatori privati come protagonisti, tipo agenzia investigativa Rockford. Sognavo già d’intraprendere il mestiere d’investigatore privato e di aprire un’agenzia investigativa tutta mia.

Crescendo e con maggior consapevolezza dovuta alla mia collaborazione con alcune agenzie investigative di Milano, ho trovato mano-a-mano inguardabili alcuni telefilm, che amavo da fanciullo, per l’eccessiva banalizzazione del mestiere dei detective della polizia e degli investigatori privati criminalisti. Oggi per me, che ho conosciuto le reali difficoltà di certe indagini, alcune serie televisive come CSI o Criminal Mind sono poco più di commedie fantasy.

L’ingiusta condanna e detenzione in Florida del nostro Chico Forti svela una fallibilità del sistema americano con cui avvocati e investigatori privati statunitensi si devono confrontare costantemente. Ma anche leggendo le vere vite dei più famosi assassini seriali americani, si comprende che non solo in Italia urge una profonda riforma della giustizia. In questi giorni è morto in un carcere californiano il serial killer Samuel Little, reo confesso di 93 assassinii di donne e detenuto in carcere da 5 anni per scontare solamente alcuni dei suoi delitti. La scia di sangue procurata da Samuel, durata dal 1970 al 2005, è rimasta ignorata sino a quando lui stesso non ha iniziato a parlarne dal carcere, probabilmente in cerca di benefici.

La maggior parte delle donne uccise da Samuel sono definite in criminologia “soggetti ad alto rischio”, perché facilmente predabili per il loro stile di vita e per la loro categoria sociale, cioè persone le cui morti sembrano più accettabili di altre e per le quali nessun homicide detective investirebbe ore di straordinario. Se leggete la turpe “carriera” di Samuel Little incappate in una serie infinita di omissioni, autopsie fatte male, indagini mancate e di scarsa comunicazione tra organi inquirenti, proprio come ci lamentiamo spesso in Italia.

L’errore, oramai istituzionalizzato ovunque, è di pensare che sia tutto sommato accettabile una condanna ingiusta inflitta a un pluripregiudicato, poiché: “chissà quante altre volte l’avrà fatta franca”; o di ragionare in termini di “se l’è cercata”, quando la vittima vive di prostituzione; o di considerare meno tragica la morte di un senzatetto rispetto a un dirigente d’azienda. È una mentalità contro cui mi scontro spesso da detective privato, poiché i parenti delle vittime di questi atteggiamenti sono costrette a rivolgersi alla mia agenzia investigativa Octopus come ultima risorsa per ottenere Giustizia.

Il problema è soprattutto economico, poiché la maggior parte dei parenti delle vittime di una Giustizia sbagliata o distratta, si ritrovano anche in gravi difficoltà finanziarie. Per questo la mia agenzia investigativa Octopus reinveste parte degli utili in operazioni pro-bono.