Da quando ha perso le elezioni Donald Trump assomiglia all’esilarante Mel Brooks nell’interpretazione di Goddard Bolt, mentre perde la sua scommessa nel film “Che vita da cani!”

Lavorando in un’agenzia investigativa impari che l’abito non fa il monaco ma può far sembrare un monaco chiunque.
Lavorando in un’agenzia investigativa impari che l’abito non fa il monaco ma può far sembrare un monaco chiunque.

Quanto Donald Trump fu eletto stavo svolgendo un’indagine internazionale insieme a un mio amico, titolare di un’agenzia investigativa a New York. Notai che il mio amico detective privato era entusiasta del suo nuovo Presidente e mi congratulai, fingendomi anch’io molto contento dell’esito elettorale. In realtà il vecchio Trump mi sembrava dalla personalità troppo disturbata per essere un buon Presidente e purtroppo così si è rivelato.

Certamente avrà fatto anche cose buone, ma la storia è piena di personaggi cui è possibile riconoscere piccoli meriti tra una catastrofe e l’altra. A proposito di piccoli meriti il mio amico ha una grossa agenzia investigativa e, da imprenditore, ha patito particolarmente le decisioni irresponsabili di Barack Obama in materia di politica economica e il subentro di Trump è stato salvifico. Tuttavia, recentemente il mio amico, venuto a farmi visita nella mia agenzia investigativa a Milano, mi è sembrato particolarmente deluso del suo Presidente. Come dargli torto dopo aver assistito a Trump che invece di comportarsi come un presidente uscente assomiglia di più all’esilarante Mel Brooks quando perde la scommessa nel film “Che vita da cani!”.

Da quando ha iniziato a governare Trump si è spesso lasciato andare alle pagliacciate, ma non sono meno ridicoli i suoi detrattori dalle ideologie più o meno sinistrorse, i quali gridano all’attentato antidemocratico da quando si è verificato l’assalto al Congresso USA, eppur tuttavia vantando una lunga storia di sotterfugi, trame e persino violenze pur di governare contro la volontà del popolo che fingono di rappresentare.

         La cosa che delude di più non è tanto il singolo comportamento di Donald Trump quanto piuttosto la folla che lo segue ciecamente e l’accondiscendenza della polizia verso questi facinorosi per causa della loro pelle e appartenenza politica.

Si sa che la folla delude sempre, ma non ti abitui mai al razzismo pro “razza bianca”. Su questa forma di vigliaccheria della polizia il mio amico detective statunitense è pienamente d’accordo, perché la riscontra ogni giorno da quando non è più un agente e si è messo in proprio, aprendo una sua agenzia investigativa. Lui ovvia a questo problema, costringendo tutti i suoi detective a vestirsi elegantemente, specialmente quelli di colore, perché il poliziotto vigliacco sa che malmenare o sparare a un ricco potrebbe procurargli guai a prescindere dal colore della pelle. Penso che mi abbia “rubato” l’idea tanti anni fa durante un’indagine congiunta in Sud America: avevamo bisogno che un nostro autista di colore ci attendesse in auto in doppia fila fuori da un aeroporto, ma i poliziotti lo cacciavano a randellate. Il giovanotto aveva più o meno la mia taglia e feci cambio d’abiti con lui: nessuno osò più maltrattare il nostro collaboratore nel mio costoso vestito elegante.