Sugli omicidi dei coniugi Neumair e di Ilenia Fabbri ho preso un granchio. E ne sono felice.

Investigatori istituzionali e detective privati non hanno bisogno dei giornalisti per svolgere il loro lavoro con equilibro nell’interesse della Giustizia.
Investigatori istituzionali e detective privati non hanno bisogno dei giornalisti per svolgere il loro lavoro con equilibro nell’interesse della Giustizia.

Nel duplice omicidio dei due coniugi Neumair, avvenuto a Bolzano per mano del loro figlio Benno, da investigatore privato autorizzato alle indagini penali difensive avevo interpretato la fibrillazione dei giornalisti sul caso come il preludio della solita inconsistenza investigativa mista a gogna mediatica. E invece no: i giornalisti erano particolarmente agitati semplicemente perché l’ottimo Procuratore Capo Giancarlo Bramante di Bolzano è riuscito a tenerli fuori dalle indagini, indagando con discrezione e secretando la confessione di Benno Neumair.

Mauro Keller, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Trentino Alto Adige, si era persino lamentato, giustificando il solito malcostume di sbattere il mostro in prima pagina per vendere di più con “l’interesse pubblico e la rilevanza sociale”. Dare precedenza all’informazione piuttosto che alle indagini giudiziarie è un po’ come pretendere che un chirurgo interrompa una delicata operazione per chiedergli come sta procedendo la stessa. Giancarlo Bramante ha dimostrato che gli investigatori, siano essi istituzionali o detective privati, non hanno bisogno dei giornalisti e che, anzi, sono molto più efficienti se riescono a tenere alla larga i media.

         Un altro aspetto molto positivo del Procuratore Capo di Bolzano sta nel suo approccio investigativo scevro da tesi accusatorio precostituite, contro le quali da investigatore privato penalista mi sono scontrato sovente. Il Dottor Bramante ha dichiarato “Come spesso cerco di spiegare ai colleghi dell’ufficio, il pubblico ministero deve vivere nel costante dubbio, inteso come verifica continua dei fatti e delle circostanze su cui sta indagando, anche a favore della persona sottoposta ad indagine preliminare, come previsto dall’articolo 358 CPP”.

Inoltre, per un detective privato come me è stato rassicurante leggere che secondo il Magistrato “l’interrogatorio è un atto di difesa dell’indagato”, abituato come sono a vedere i clienti della mia agenzia investigativa Octopus (e persino qualche testimone) brutalmente interrogati o sottoposti al “momento magico delle manette” per estorcere confessioni in assenza di talento investigativo.

Anche nel caso dell’omicidio di Ilenia Fabbri, le prime indiscrezioni sui colpevoli mi davano l’impressione di inquirenti faciloni e troppo loquaci coi giornalisti. Invece gli inquirenti sapevano il fatto loro mentre risolvevano il caso e i giornalisti tiravano a indovinare sulla base delle poche notizie inevitabilmente trapelate. Nel caso della povera Ilenia è probabile che le notizie centellinate ai media facessero parte della strategia investigativa per innervosire i colpevoli e indurli a commettere errori.

         Sugli omicidi dei coniugi Neumair e di Ilenia Fabbri ho preso un granchio, anzi: due. E ne sono felice. L’unica giustificazione ai miei due errori di valutazione sta nel fatto che da titolare dell’agenzia investigativa Octopus, che si occupa da circa trent’anni di indagini penali difensive, ho sempre assistito a una simbiosi tossica tra Procure e giornalisti.