La droga dello stupro si sta diffondendo esponenzialmente, per motivi indipendenti dal “soprannome” che le hanno affibbiato.

La droga dello stupro si sta diffondendo esponenzialmente, per motivi indipendenti dal soprannome che le hanno affibbiato.
La droga dello stupro si sta diffondendo esponenzialmente,
per motivi indipendenti dal soprannome che le hanno affibbiato.

Molti anni fa, quando avevo appena aperto la mia prima agenzia investigativa Octopus a Bergamo, i genitori di una ragazzina dedita a comportamenti autodistruttivi m’incaricarono di sorvegliare la figlia. La feci seguire da due delle mie migliori detective e la loro pedinata incontrò un tale in una discoteca che tentò di drogarle il drink con ecstasy liquida. La malefatta non sfuggì alle mie due investigatrici, che riuscirono a invertire le bevande (predatore e vittima potenziali avevano ordinato la stessa cosa) e poi, fuori dal locale, presero a calci l’aspirante stupratore tanto da ridurlo malissimo (all’epoca non c’erano gli smartphone come oggi e poteva capitare che i detective della mia agenzia investigativa Octopus prendessero iniziative sconsiderate senza consultarmi).

Feci una durissima reprimenda alle mie due collaboratrici sul fatto che avessero agito più da criminali che da investigatrici, mentre dentro di me gongolavo per il loro senso pratico: nonostante tutto la ragazzina aveva passato una piacevole serata, ancorché in totale dissolutezza (ma di questo ci saremmo occupati poi); nessun processo per tentato stupro che (se mai avesse avuto luogo) sarebbe stato più gravoso per la vittima che per il predatore; e una giusta pena da scontarsi in ospedale a carico di quest’ultimo schifoso.

Infatti, in seguito, la mia agenzia investigativa Octopus di Milano aveva eseguito un altro pedinamento, questa volta di una signora per conto del marito, la quale in piena crisi di mezza età, folleggiando nelle discoteche come una ragazzina, anche lei era incappata in questo genere di vile “predatore chimico”. Ricordo che in quel caso i miei detective intervennero solamente dopo l’assunzione della sostanza, per interrompere il tentativo di stupro. E poi si aprì un calvario fatto di testimonianze, controinterrogatori e insensibilità giudiziaria, che non portò a nessuna condanna. Per insufficienza di prove.

In questi giorni Clarissa Capone, soprannominata la “zarina del GHB” è stata arrestata per spaccio di droga dello stupro insieme a una quarantina di persone. Le sono stati sequestrati due cellulari con cui “lavorava” e sono spuntati già nomi eccellenti tra la sua clientela. Oggigiorno la droga dello stupro si sta diffondendo a ritmi preoccupanti, ma il suo successo dipende da altri due impieghi, indipendenti dal soprannome che le hanno affibbiato: da un lato ci sono i masochisti che anziché ricorrere a manette e altre costrizioni fisiche, preferiscono ottenere da una boccettina tutto il necessario per soddisfare le loro inclinazioni di sottomissione, asfissiofilia e perdita di controllo. Dall’altro ci sono forme di prostituzione sommersa e occasionale i cui protagonisti, amando più i soldi che le pratiche sessuali attraverso le quali riescono a ottenerli, sentono la necessità di stordirsi per attutire i sensi di colpa e affrontare qualsiasi perversione del cliente.

Nei monitoraggi di comportamenti giovanili autodistruttivi effettuati ultimamente dalla mia agenzia investigativa Octopus capita sempre più spesso che rampolli di famiglie più o meno abbienti facciano uso consenziente di tali sostanze (blue verve, ecstasy liquida, alcover, liquid X, liquid E) per accedere a festini esclusivi e stili di vita lussuosi.

D’altra parte, nei casi d’infedeltà coniugale seguiti dall’agenzia investigativa, sempre più frequentemente scopro che i miei sorvegliati amano accompagnare l’adulterio con una di queste “droghe dello stupro”, assunte da sole o in combinazione con altre sostanze.