Patrick Zaki è stato finalmente liberato.

Dopo la liberazione di Patrick mi auguro che nessuno confidi nella giustizia egiziana.
Dopo la liberazione di Patrick mi auguro che nessuno confidi nella giustizia egiziana.

Patrick Zaki è stato finalmente liberato, anche se le assurde accuse contro di lui non sono affatto decadute. Tutti abbiamo tirato un sospiro di sollievo, ma mi auguro che nessuno confidi nella giustizia egiziana. Non sono un esperto dei Servizi Segreti Italiani, ma da semplice titolare di agenzia investigativa ritengo che il giovanotto sia da esfiltrare immediatamente insieme a tutti i suoi affetti familiari e amicali più stretti, se non vogliamo farci trovare impreparati come quando l’abbiamo data vinta ai talebani in Afghanistan. Il processo… pardon: la pagliacciata in Egitto andrà avanti e non porterà a nulla di buono; meglio che Patrick si goda il circo al sicuro in un paese che possa garantirgli la “non-estradizione”. Direi l’Italia, cui è profondamente legato, ma con riserva; visto che i nostri governanti in vent’anni di false promesse e proclami inutili non sono ancora riusciti a salvare Chico Forti della malagiustizia statunitense.

         Quando invio i detective della mia agenzia investigativa Octopus all’estero per operazioni ad alto rischio, come il recupero di figli sottratti in barba alla convenzione dell’AIA e la riapertura di casi giudiziari irrisolti o palesemente sbagliati, li informo su quali probabilità hanno di essere arrestati e predispongo i migliori avvocati per la loro liberazione. Liberazione non proscioglimento, perché, una volta a piede libero è imprudente fidarsi dell’amministrazione locale della Giustizia ed è saggio avere già pronto un piano per il loro rimpatrio. Pertanto le domande che mi pongo sono due: per ottenere giustizia i detective della agenzia investigativa Octopus saranno costretti a commettere illegalità tali da prevedere un mandato di cattura internazionale? E, in caso affermativo, quale Paese non recepirebbe la richiesta di estradizione?

         Penso che Patrick Zaki dovrebbe trasferirsi in un paese sufficientemente liberale (da non tarpargli le idee) e dichiaratamente ostile all’Egitto (da garantirgli il rigetto di qualsiasi pretesa da parte egiziana); non so perché, ma non ho molta fiducia nell’Italia dopo Chico Forti, i nostri Marò, ecc.

Certo, non è facile adattarsi a una nuova vita, ma Patrick è molto più utile alla causa da libero che da martire in carcere. Inoltre non bisogna dimenticare che certi regimi sono così vigliacchi da prendersela coi tuoi affetti più cari, pur di colpirti. Forse questa è la parte più complicata di cui dovrebbe occuparsi la comunità internazionale: Patrick ha una bella famiglia profondamente legata alla propria Terra, sarà dura convincerli a lasciarla.