Milano non è più sicura, o meglio: sta diventando particolarmente pericolosa.

Dopo che il coraggioso 93enne Bruno Ficicchia ha salvato l’ultima vittima di stupro e rapina in casa propria a Milano, per lo Stato è venuto il momento di riconoscere la sconfitta e delegare la sicurezza personale all’iniziativa privata.
Dopo che il coraggioso 93enne Bruno Ficicchia ha salvato l’ultima vittima di stupro e rapina in casa propria a Milano, per lo Stato è venuto il momento di riconoscere la sconfitta e delegare la sicurezza personale all’iniziativa privata.

I recenti episodi di stupri e aggressioni che hanno riguardato Milano e la Lombardia, lasciano perplessi sulla capacità dei nostri governanti di gestire la sicurezza dei cittadini. Milano non è più sicura, o meglio: sta diventando particolarmente pericolosa. Tutto ciò è imperdonabile innanzitutto per le vittime e poi perché Milano avrebbe un potenziale turistico e lavorativo di molto superiore a città come Berlino o Londra, eppure si deve accodare per colpa dei nostri amministratori incapaci.

         Ho iniziato la mia carriera di investigatore privato a Milano nel 1980, lavorando per una agenzia investigativa milanese e ho fondato la mia seconda agenzia Investigazioni Octopus a Milano nel 1993. Conosco bene i pericoli di girare nel capoluogo lombardo. Tuttavia, sino a una decina d’anni fa c’era una distinzione tra le zone di Milano sicure e quelle meno sicure, oppure tra gli orari più o meno pericolosi. Adesso non ci sono più regole.

         Recentemente, mentre ero appostato a piedi nella penombra di una via centrale di Milano alle quattro del mattino per conto di un cliente della mia agenzia investigativa Octopus di Milano, hanno tentato di rapinarmi come fossi stato a Quarto Oggiaro. Non sono nuovo a tentativi di rapina a Milano (fortunatamente solo tentativi perché so quali precauzioni prendere). Tuttavia, quest’ultima aggressione, mentre irroravo abbondantemente il malandrino di capsicina e lo mettevo in fuga, mi ha un po’ sorpreso per la zona centralissima della città meneghina, per di più a ridosso di un Commissariato di Polizia.

         Milano, la nostra bella Milano, sta diventando peggio del Bronx e la gravità della situazione milanese (e italiana in generale) non è tanto nell’aumento esponenziale della microcriminalità diffusa quanto piuttosto nell’accettazione rassegnata di tale deriva criminale da parte delle stesse Istituzioni che dovrebbero proteggere i cittadini. Basti pensare alla grottesca colpevolizzazione, in nome della privacy, di chi filma le borseggiatrici in metropolitana a Milano da parte di troppi rappresentanti politici e istituzionali, che avrebbero invece bisogno di seria autocritica per come ci hanno ridotti.

         Per anni le Autorità di Pubblica Sicurezza in Italia si sono arrogate il compito esclusivo di proteggere i cittadini italiani, costringendo guardie del corpo a mentire sul loro incarico di close-protection e considerando cittadini armati alla stessa stregua di potenziali criminali.

Dopo che il coraggioso 93enne Bruno Ficicchia ha salvato l’ultima vittima di stupro e rapina in casa propria a Milano, per lo Stato è venuto il momento di riconoscere la sconfitta e delegare la sicurezza personale all’iniziativa privata. Lo so, a questo punto c’è sempre qualche “fenomeno” che, pur abitando a Milano (ma niente affatto esposto al crimine o super protetto per la sua posizione istituzionale), dirà che l’Italia si ridurrebbe al Far West. Ma Milano, e l’Italia in generale, è già ridotta al Far West con i suoi cittadini ridotti come poveri peones in balia del primo pistolero sceso dalla diligenza.

         Preciso che non sto parlando di distribuire armi a pioggia, ma di rendere innanzitutto più efficiente l’Autorità di ordine e pubblica sicurezza e quella Giudiziaria, ma soprattutto smettere di guardare con ottuso sospetto il cittadino che vuole proteggersi.

Per darvi un’idea dell’ottusità dei nostri governanti in fatto di autodifesa: quando aprii la mia prima agenzia investigativa Octopus e le mie detective private collaboratrici rischiavano lo stupro durante appostamenti o pedinamenti notturni (in realtà no, perché adottavamo le dovute precauzioni), il Parlamento discuteva se lo spray al peperoncino, oramai diffuso e legale in tutto il Mondo, fosse da considerarsi alla stessa stregua di un ordigno bellico, essendo composto da gas compresso in grado di esplodere. E quando finalmente ne fu legalizzato l’impiego in Italia furono imposti limitazioni sulla portata del getto e sulla percentuale di capsicina che giocavano e tutt’oggi giocano esclusivamente a sfavore delle donne in pericolo.

Mentre le donne, anche quelle che avrebbero voluto organizzare la propria autodifesa, sono lasciate a loro stesse, spunta regolarmente il “fenomeno di turno” a commentare che gli spray antiaggressione possono essere usati anche per delinquere; come a dire: leviamo le armi a tutti i poliziotti perché ogni tanto qualcuno di questi impazzisce e stermina la famiglia.