La frase di Barbara Palombelli è stata molto infelice, ma io credo che la vera tristezza risieda nella reazione esagerata dei soliti leoni da tastiera, opinionisti da strapazzo e politicastri in cerca di visibilità.

La frase di Barbata Palombelli è stata molto infelice, ma (come titolare di agenzia investigativa che si occupa di violenza di genere) io credo che la vera tristezza risieda nella reazione esagerata dei soliti leoni da tastiera, opinionisti da strapazzo e politicastri in cerca di visibilità.
La frase di Barbata Palombelli è stata molto infelice, ma (come titolare di agenzia investigativa che si occupa di violenza di genere) io credo che la vera tristezza risieda nella reazione esagerata dei soliti leoni da tastiera, opinionisti da strapazzo e politicastri in cerca di visibilità.

“È lecito domandarsi: questi uomini erano completamente fuori di testa, completamente obnubilati, oppure c’è stato anche un comportamento esasperante, aggressivo, anche dall’altra parte? È una domanda, dobbiamo farcela per forza…”

         La frase di Barbata Palombelli è stata molto infelice, ma io credo che la vera tristezza risieda nella reazione esagerata dei soliti leoni da tastiera, opinionisti da strapazzo e politicastri in cerca di visibilità.

Perché i benpensanti che da anni si limitano a liquidare i femminicidi con la laconica frase “serve un cambio culturale” hanno mostrato tanta sorpresa e disappunto al retaggio culturale della povera Palombelli? Barbara Palombelli ha semplicemente colpevolizzato sé stessa e il genere femminile, sottovalutando la predisposizione alla violenza e cattiveria maschile, perché le donne sono fatte così: sempre incredule e impreparate quando un loro compagno le schiavizza e le massacra (altrimenti i talebani starebbero soccombendo sotto i colpi di kalashnikov di un esercito al femminile).

         Barbara Palombelli ha semplicemente espresso male e in maniera tronca una domanda che spesso si fanno anche le donne maltrattate o perseguitate, dopo essersi rivolte alla mia agenzia investigativa Octopus. Molte donne maltrattate che assisto, invece di reagire giustamente con rabbia ed energia alle angherie criminali del compagno, si colpevolizzano e sottovalutano il pericolo, talvolta addirittura giustificano la violenza subita.

         Come ho già scritto in un’altra occasione, ho assistito esterrefatto alcune clienti della mia agenzia investigativa Octopus preoccupate della salute dei loro mariti dopo che ne avevo stoppato il tentativo di ucciderle. Proprio in questo periodo i detective della mia agenzia investigativa Octopus hanno colto in flagrante adulterio il marito di una signora che, invece di separarsi bruscamente dal marito, mi ha pregato di non aggiornarla con messaggi sullo smartphone quando lui è in casa, perché “non vorrebbe passare dalla parte del torto”.

Di fronte a simili comportamenti i miei collaboratori più giovani e impulsivi si indignano, ma io (che ho la pretesa di conoscere e apprezzare le donne) sono indulgente e penso a come proteggerle da sé stesse Il femminicidio, più che di un retaggio culturale, è frutto di un retaggio evolutivo primordiale e oscuro. Lo stesso che induce i leoni a uccidere i cuccioli non propri. Il punto di partenza, per vincere questo schifo dei maschi che uccidono le compagne e la loro prole, è quello di riconoscere che siamo tra le peggiori belve (se non la peggiore) a popolare il pianeta.

         Ancora più incomprensibile del femminicidio, come ebbi già modo di scrivere, è il disinteresse dei maschi, che stanno intorno alle donne maltrattate, perché il genere maschile avrebbe tutte le caratteristiche evolutive per aggredire e proteggere, all’occorrenza. Noi maschi sin dalla pubertà rischiamo l’arresto o la vita in futili risse: perché la maggior parte di noi non fa lo stesso quando sente il vicino pestare la moglie? Se il vicino è grosso e pericoloso, perché non siamo capaci di coalizzarci (come saprebbe fare una qualsiasi comunità di babbuini) e andare in tanti a suonare alla porta per dare supporto della sfortunata signora? Perché le Autorità intervenute nella maggior parte dei casi non mostrano severità e disprezzo ma accondiscendenza e mediazione? Perché i Giudici, il più delle volte, non sfruttano appieno la Legge per rendere un inferno la vita del violento?

         Se tutta la comunità intorno alla donna maltrattata, specialmente quella maschile, dimostrasse solidarietà attiva, reprimendo il violento quanto basta, molte donne si salverebbero in attesa del tanto invocato “cambio culturale”.

         Alle donne maltrattate, che si rivolgono alla mia agenzia investigativa Octopus, spiego che hanno tante più probabilità di sopravvivere quanto affronteranno il problema in modo istintivo e belluino:

  • Scordatevi di spaventare il subumano con un’ingiunzione del Tribunale, che spesso è, al contrario, il motivo scatenante della violenza. Pertanto fate pure l’ingiunzione, ma procuratevi anche una “clava” e aspettate lo scontro.
  • Come gli animali, evitate la lotta, ma, se strette all’angolo, sprigionate tutta la furia di cui siete capaci.
  • Se volete vivere, non invocate questioni di principio o diritti riconosciuti, ma adeguatevi come foste sole nella giungla: sino a quando potete cercate di passare inosservate, oppure scappate. Ma se non potete scappare aggredite. Aggredite anche preventivamente, come fa la mamma grizzly quando vede un orso maschio avvicinarsi ai suoi cuccioli.