Da titolare dell’agenzia investigativa Octopus vedo i giornalisti come il fumo negli occhi, ma non c’è mai limite al peggio.

Da titolare dell’agenzia investigativa Octopus ho sempre visto i giornalisti come fumo negli occhi, per via della loro inclinazione a sbattere il “mostro” innocente in prima pagina, ma questa volta stanno dando il peggio di sé stessi.
Da titolare dell’agenzia investigativa Octopus ho sempre visto i giornalisti come fumo negli occhi, per via della loro inclinazione a sbattere il “mostro” innocente in prima pagina, ma questa volta stanno dando il peggio di sé stessi.

A Civitanova Marche Filippo Ferlazzo ha ucciso Alika Ogorchukwu per strada. Da titolare dell’agenzia investigativa Octopus abilitata alle indagini penali difensive ho sempre visto i giornalisti come fumo negli occhi, per via della loro inclinazione a sbattere il “mostro” innocente in prima pagina, ma questa volta i media stanno dando il peggio di sé stessi.

Dapprima qualche giornalista di sinistra ha gridato al razzismo, puntando il dito contro la destra nella speranza di fare un po’ di bassa propaganda elettorale. Mentre qualche suo omologo di destra non è riuscito a trattenersi da considerazioni a vanvera sugli sbarchi.

Si è scoperto che la lite è esplosa per futili motivi a seguito dell’insistenza di Alika Ogorchukwu, nigeriano in Italia da 10 anni, nel chiedere l’elemosina o nel vendere qualcosa a Filippo Ferlazzo. Forse l’ambulante, come lo descrivono i media, è stato troppo insistente anche con la fidanzata del Ferlazzo (a proposito: non vi sembra drammaticamente ridicolo definire “ambulante” un povero diavolo che era costretto a vendere le confezioni di fazzolettini in strada per sopravvivere).

A questo punto i giornalisti, delusi di non poter rappresentare la solita contrapposizione politico-sociale che tanto amano, si sono scatenati contro l’omicida, dipingendo l’aggressore come la personificazione del male, ma è saltato fuori che Filippo Ferlazzo ha da tempo problemi psichiatrici.

Ciò nonostante il giornalismo vomitevole ha indugiato nel raccontare di un uomo ammazzato a bastonate, senza mostrare alcun rispetto per lo strazio dei familiari della Buonanima e ben consapevoli di poter ingiustamente influenzare chi giudicherà Ferlazzo. Ma poi salta fuori un video in cui i due sono impegnati in un corpo-a-corpo, manco fossero due campioni di lotta libera, e i media, sempre più delusi, hanno dovuto correggere il tiro: il povero Alika è stato prima bastonato e poi strangolato, anzi no: prima è stato preso a stampellate, quante non si sa, e poi strangolato.

Irritati per non aver trovato un bersaglio facile e cattivo al tempo stesso, giornalisti e opinionisti da strapazzo adesso se la stanno prendendo con coloro che hanno filmato senza intervenire; un po’ come il bue che dice cornuto all’asino. Inoltre è lo stesso filmato a ridimensionare tanta severità di giudizio: in realtà il corpo-a-corpo tra i due inizialmente non sembra così drammatico e si sente chiaramente qualcuno tentare di farli smettere, annunciando l’arrivo della Polizia.

Da ciò che ho visto sarebbe stato abbastanza semplice fermare l’aggressore per gente come me o come i detective della mia agenzia investigativa Octopus abituati a trattare casi di violenza domestica, ma non tutti sono portati a gettarsi nella mischia incuranti dei rischi. E poi, se il poveretto è morto strangolato, talvolta bastano pochi secondi di asfissia per arrivare al punto di non ritorno.

D’altra parte, come diceva Don Abbondio, «Il coraggio, se uno non ce l’ha, mica se lo può dare». Pensate che se fosse accaduto in epoca pre-smartphone qualcuno sarebbe intervenuto o sarebbero restati semplicemente a guardare? Almeno il video permetterà di ricostruire più fedelmente i fatti, anche se oggi i video sono armi a doppio taglio che inibiscono molti dall’intervenire per paura di essere accusati di eccessivo uso della forza e giudicati dal popolino inerme ma linguacciuto. Recentemente ho dato l’ok a due detective della mia agenzia investigativa Octopus per fermare un’aggressione in strada, ma mi sono raccomandato che si travisassero per non essere riconoscibili.

Molto peggio di chi ha filmato l’assassinio del povero Alika senza intervenire sono i giornalisti che hanno pubblicato il video e, in mancanza d’altro, adesso stanno rivoltando come calzini le vite di vittima e assassino in cerca di qualche curiosità pruriginosa che faccia ascolti.