La politica italiana si gingilla da mesi in inutili sofismi sullo stipendio minimo garantito.

Marco Zanotto (Adl Cobas), gli avvocati Giorgia D’Andrea e Giacomo Gianolla,
Aurelio Bocchi (sindacalista Civis)

Mentre la politica italiana (quella con la p minuscola cui siamo abituati oramai) si gingilla da mesi in inutili sofismi sullo stipendio minimo garantito, il giudice Tullio Perillo del Tribunale del Lavoro ha condannato Civis a integrare con oltre 6.700 euro per i mesi sottopagati a una dipendente impiegata in un servizio fiduciario presso un magazzino della grande distribuzione a Padova. Ancora una volta la Giustizia si deve sostituire ai nostri inutili politici e il Tribunale del Lavoro di Milano ha dovuto stabilire che una paga di 3,96 euro all’ora è anticostituzionale.

La lavoratrice, assistita dagli avvocati Giorgia D’Andrea e Giacomo Gianolla, ha ottenuto giustizia con una sentenza storica che farà giurisprudenza (in realtà ce ne sono state e ce ne saranno a centinaia di altre sentenze simili); ma è anche una magra consolazione dopo aver assistito per decenni i nostri politici blaterare di riforme mai portate a termine.

Quando ho iniziato la mia carriera di investigatore privato la mia paga oraria presso la prima agenzia investigativa di Milano, per cui lavoravo, era di 7.000 lire + le spese. Avevo dovuto aprire una Partita IVA, tasse e spese generali erano ancora tutto sommato sostenibili.

Poi, professionalizzandomi e facendomi conoscere presso altre agenzie investigativa in Lombardia, ottenni aumenti della mia tariffa oraria fino a 18-20 mila lire. Eravamo veramente in pochi a prendere così tanto; la maggior parte dei colleghi non superava le 10.000 lire all’ora, comunque una paga da Re in confronto a 3,96 euro. Inoltre, siccome in epoca analogica non era così facile fotografare o filmare e pochi investigatori privati riuscivano a farlo, mi facevo pagare a parte i servizi video-fotografici.

Posso dire che da detective privato collaboratore guadagnavo bene, anche se era comunque una continua lotta col titolare dell’agenzia investigativa di turno sul prezzo e i termini di pagamento.

Quando aprii la mia prima agenzia investigativa Octopus a Bergamo mi ripromisi di non trattare i miei investigatori privati collaboratori come ero stato trattato io dalla maggior parte delle agenzie investigative per cui ho lavorato, perché ritengo che l’efficienza di una qualsiasi agenzia investigativa poggi su felicità, dedizione e determinazione dei suoi detective privati collaboratori (a proposito mi sono sempre rifiutato di chiamare i miei detective “collaboratori per gli incarichi investigativi elementari”, perché la considero una definizione svilente del loro ruolo nell’agenzia Investigazioni Octopus).

In trentacinque anni, prima a Bergamo e poi con la mia seconda agenzia investigativa Octopus a Milano, sono stato spesso rimproverato di pagare troppo i miei “ragazzi”, ma non c’è tariffa troppo alta quando un mio detective privato collaboratore riesce a ottenere informazioni apparentemente irraggiungibili o a pedinare un soggetto giudicato non sorvegliabile da altri. Si d’accordo: sono molto severo e non tollero errori d’impostazione dopo aver spiegato una tecnica, spesso sono intrattabile e accetto incarichi anche molto stressanti e pericolosi, ma, se resisti e non ti fai buttare fuori dall’agenzia Investigazioni Octopus le soddisfazioni economiche e professionali non tardano ad arrivare.

La vicenda della dipendente contro l’Istituto CIVIS è sintomo ultimo di una deriva generale, iniziata un paio di decenni fa e subita anche da molti miei colleghi titolari di agenzia investigativa e autorizzati ai servizi fiduciari non armati. In Italia la Security è sempre stata considerata più un costo mal sopportato che una tutela, pertanto le aziende che devono ricorrere a servizi fiduciari strozzano i loro fornitori, che a loro volta, invece di “fare cartello”, scaricano l’assenza di margini sui dipendenti.

Ma la vera vergogna sta nel fatto che la dipendente della CIVIS lavorasse con un contratto approvato dai principali sindacati e che i clienti più pitocchi, quelli che sfruttano di più i titolari di agenzia investigativa o d’istituto di vigilanza e relativi collaboratori, sono le grandi aziende con fatturati miliardari e gli enti pubblici, la cui policy dovrebbe essere particolarmente attenta a Giustizia e Legalità. Al peggio non c’è mai fine in fatto di enti pubblici, se si pensa a un’altra deriva: quella della Sanità pubblica in mano alle cooperative e ai medi