Sembrerebbe che l’FBI abbia indentificato il serial killer noto col nome di Zodiac.

Da investigatore privato e titolare dell’agenzia Investigazioni Octopus,che si occupa da oltre quarant’anni d’indagini criminalistiche, trovo odiosa la ricerca del colpevole motivata più da esigenze d’immagine mediatica che di Giustizia.
Da investigatore privato e titolare dell’agenzia Investigazioni Octopus,
che si occupa da oltre quarant’anni d’indagini criminalistiche, trovo odiosa la ricerca del colpevole motivata più da esigenze d’immagine mediatica che di Giustizia.

Sembrerebbe che l’FBI, grazie ad ulteriori accertamenti di genetica forense, abbia indentificato il serial killer noto col nome di Zodiac che alla fine degli anni ’60 (quando io solamente sognavo di aprire una mia agenzia investigativa) ha ucciso numerose persone nella California settentrionale. Si trattava di un pazzo criminale, molto probabilmente sadico e narcisista, che con coltello o pistola aggrediva e uccideva coppiette sorprese in zone isolate. La polizia accertò sette vittime dello Zodiac, anche se nelle sue farneticanti lettere ai giornali il pazzoide scriveva d’aver ucciso 37 persone.

Il soggetto oggi incastrato attraverso il suo DNA sarebbe tale Gary Francis Poste, un veterano dell’aereonautica già sospettato (insieme a un’altra decina di persone) all’epoca degli omicidi, ma mai incriminato e deceduto nel 2018.

         Sembrerebbe una buona notizia, nella tragedia provocata da Zodiac, ma poi scopro che viene data dal giornalista Thomas Colbert, che è anche editore e che, pur facendo parte dell’organizzazione investigativa Case Breakers (un’associazione di criminalisti e detective impegnati nella nobile missione di dare soluzione ai casi irrisolti), rimane pur sempre un giornalista e un editore affamato di scoop. Tanto più che la notizia non è stata confermata dalla stessa FBI.

         Per carità, da investigatore privato e titolare dell’agenzia Investigazioni Octopus che si occupa di indagini criminali, so bene che il giornalismo investigativo statunitense è tutt’altra cosa dagli scribacchini nostrani asserviti all’Autorità giudiziaria, capaci di mostruosità mediatiche a danno di innocenti come Enzo Tortora, Filippo Pappalardi, Elvo Zornitta, ecc.; tuttavia sorge il sospetto che The Case Breakers abbia voluto anticipare uno scoop inesistente.

         Ovviamente la notizia in Italia è stata ripresa senza alcuno spirito critico, sebbene ci siano tutte le avvisaglie del solito pessimo giornalismo saprofago.

         Qualche anno fa, quando oramai avevo aperto la mia seconda agenzia Investigazioni Octopus di Milano, mi trovavo a cena in un ristorante di San Francisco insieme ad un ex-agente dell’FBI e alcuni poliziotti, tra cui un detective della Omicidi. Quest’ultimo mi raccontò che ogni volta che si aggiungeva alla loro squadra un nuovo detective, gli affidavano un “cold case” per tentare di risolverlo grazie a un differente approccio investigativo che fosse fuori dagli schemi di una mentalità da poliziotto di lunga carriera. E che in quel periodo era entrata in servizio una giovane detective che si stava occupando proprio dello Zodiac killer. Aggiunse che lui aveva impiegato ore e ore su quel caso maledetto e che riteneva che nessuno dei sospettati dell’epoca potesse essere il serial killer.

         L’abitudine di risolvere i casi ad ogni costo, anche quello di mettere un innocente in galera, è un cancro di tutte le Autorità giudiziarie del mondo. Conosco bene la malattia, poiché la mia agenzia investigativa Octopus di Cassano d’Adda si occupa di indagini criminalistiche internazionali. Tuttavia i responsabili della diffusione di un morbo così odioso sembrano indifferenti al fatto che, oltre all’ingiustizia dei crimini commessi e al dolore dei familiari delle vittime, aggiungono dolore e ingiustizia agli innocenti accusati. Senza contare, in casi come quello di Zodiac, la sadica soddisfazione, offerta all’assassino, nel restare impunito e vedere soffrire altri al suo posto.