Da investigatore privato e titolare dell’agenzia Investigazioni Octopus di Cassano d’Adda posso affermare che lo smart working è in gran parte fallito in Italia.

Da investigatore privato e titolare dell’agenzia Investigazioni Octopus di Cassano d’Adda posso affermare che lo smart working è in gran parte fallito in Italia.

Da investigatore privato e titolare dell’agenzia Investigazioni Octopus di Cassano d’Adda mi occupo d’indagini aziendali dal 1988, interagendo con i direttori del personale di numerose ditte, anche multinazionali. Posso affermare che lo smart working o lavoro agile è in gran parte fallito in Italia per diverse ragioni, che ho potuto verificare durante le mie indagini su dipendenti assenteisti e infedeli all’azienda.

          Innanzitutto le difficoltà a licenziare il dipendente assunto a tempo indeterminato. Lo smart working si basa su tre principi: lavorare per obbiettivi, la reciproca fiducia e la possibilità paritetica di recidere il contratto qualora non si fosse soddisfatti del rapporto lavorativo. Molti sostengono che lo smart working italiano non sia decollato per l’inclinazione tutta italiota alla furberia; sbagliato: i furbi ci sono ovunque nel mondo, ma solo in Italia è impossibile o troppo costoso licenziarli.

          Bisogna, poi, riconoscere a noi italiani un temperamento particolarmente estroverso e un’inclinazione all’abitudinarietà che rende difficile lavorare improvvisamente davanti a un computer, senza interagire con colleghi simpatici o meno e senza pause caffè.

          Molti anni fa, quando avevo aperto la mia prima agenzia investigativa Octopus a Treviglio, un direttore del personale di una multinazionale per cui lavoravo mi predisse che le teleconferenze non avrebbero potuto soppiantare completamente, specialmente in Italia, le conferenze aziendali di persona con tanto di soggiorno alberghiero, perché, secondo lui, quelle trasferte apparentemente inutili riducevano i rischi di depressione e scarso rendimento nei dipendenti.

          Anche le bollette di casa contano in questo cambiamento. Lavorare in smart working è bello se vivi in una bella casa ben coibentata, calda d’inverno e fresca d’estate, proprio come le postazioni di lavoro delle grandi aziende. Le bollette di chi lavora da casa sono molto meno gestibili della scelta dei mezzi per recarsi al lavoro e della pausa pranzo coperta da ticket restaurant. I dirigenti che amano il lavoro agile dovrebbero tenerne conto.

          Infine penso che, prima di pensare allo smart working, bisognerebbe entrare maggiormente nell’ottica dell’orario elastico che in molte aziende è ancora tabù. Non pochi clienti che si sono rivolti alla mia agenzia Investigazioni Octopus per problemi di assenteismo cronico, hanno iniziato il loro calvario col dipendente fantasma dopo avergli negato un permesso o una maggior elasticità d’orario.