La polemica innescata dalle parole scritte dal Generale Roberto Vannacci nel suo libro ‘Il mondo al contrario’.

Da investigatore privato e titolare dell’agenzia investigativa Octopus non mi sembra che il Generale Roberto Vannacci abbia commesso alcun passo falso censurabile
Da investigatore privato e titolare dell’agenzia investigativa Octopus non mi sembra che il Generale Roberto Vannacci abbia commesso alcun passo falso censurabile

La polemica innescata dalle parole scritte dal Generale Roberto Vannacci nel suo libro ‘Il mondo al contrario’ ha qualcosa di surreale.

Da un lato c’è un uomo piuttosto semplice, addestrato più alla guerra che al pensiero filosofico, il quale ha esposto nel libro ‘Il mondo al contrario’ alcuni suoi pareri di una banalità disarmante e sentiti migliaia di volte al bar. Tra questi condivido in parte solamente quello relativo alla lobby gay. Quando avevo appena aperto la mia prima agenzia investigativa Octopus di Bergamo, una cliente piuttosto avanti negli anni mi fece sorvegliare il marito, un ufficiale dell’esercito, che si era scoperto gay in tarda età dopo una vita dedicata alla famiglia e alla Patria. Questa cliente dell’agenzia Investigazioni Octopus aveva, contro il mio parere, attaccato un registratorino alla linea telefonica di casa (allora non esistevano i cellulari) e mi fece ascoltare una telefonata del marito a un suo collega ufficiale, anch’egli gay, cui chiedeva di assegnare il suo giovane amante in servizio di leva vicino a lui per non perderlo di vista. Cosa che fu fatta all’istante, presumo sulla base di una solidarietà (se non vogliamo chiamarla lobby) gay. I gay nell’esercito subiscono da decenni trattamenti a dir poco scarsamente comprensivi; c’era da aspettarsi un po’ di solidarietà tra loro.

         Dall’altro lato abbiamo una pletora di politici e opinionisti che si abbassano (se non sono già abbastanza rasoterra) a commentare le riflessioni piuttosto banali e retrogradi del libro ‘Il mondo al contrario’, facendo un enorme favore al Generale Roberto Vannacci, che, infatti, si è ritrovato, senza meriti, ad essere una star e uno scrittore di successo (persino io mi sono dovuto torto-collo adeguare a scrivere un pezzo sul nulla per ragioni di indicizzazione della mia agenzia Investigazioni Octopus).

         Dovendo gestire dal 1988 la mia agenzia investigativa Octopus e dipendendo, in quanto investigatore privato, dalla Prefettura, conosco bene, per averlo subito e contrastato, il senso di onnipotenza che si impadronisce di certe cariche dello Stato. Quando avevo appena fondato la mia prima agenzia Investigazioni Octopus, dovetti ricorrere e vincere contro un Prefetto, per ridimensionare le sue pretese di potere. Fui applaudito persino dai suoi stretti collaboratori, anch’essi oppressi da tanta prepotenza.

La mia regola di investigatore privato per far abbassare le arie a questi cattivi servitori dello Stato è quella di non perdonare alcuna prepotenza, ricorrendo in Tribunale, ma non mi sembra che il Generale Roberto Vannacci abbia commesso alcun passo falso censurabile, la risposta migliore al suo libro sarebbe stata l’indifferenza, come quando un amico o un conoscente ti dice una stupida battuta sui gay o sugli immigrati e tu abbozzi un sorriso sforzato per non dargli del pirla.