L’intelligenza artificiale non è altro che un’emanazione di quella umana, pertanto non potrà mai sostituirla. Specialmente nelle investigazioni private.

L’investigatore privato è uno dei quei mestieri in cui la A.I. può essere di ausilio, ma non potrà mai sostituire l’attività d’indagine umana.
L’investigatore privato è uno dei quei mestieri in cui la A.I. può essere di
ausilio, ma non potrà mai sostituire l’attività d’indagine umana.

Durante i corsi interni agli investigatori privati della mia agenzia investigativa Octopus racconto questo episodio che la dice lunga su come l’intelligenza artificiale non sia altro che un’emanazione di quella umana, pertanto non potrà mai sostituirla interamente.

         Anni fa, insieme a due detective privati della mia agenzia Investigazioni Octopus, pedinavo un tale sospettato di truffare l’assicurazione.

Il tizio si presentava alle visite mediche sulle stampelle, ostentando una falsa sofferenza. Dopo una di queste visite, alle quale era arrivato e si era allontanato con la lentezza di un bradipo, l’avevamo filmato mentre saltava letteralmente al volante di una vettura spider. Nei giorni successivi eravamo riusciti a dimostrare che non aveva alcuna disabilità, sino a quando si accorse di noi e chiamò i Carabinieri (avevo osato un po’ troppo per filmarlo mentre scaricava la sua auto dalla spesa fatta).

Feci appena in tempo ad allontanare un detective collaboratore con le prove raccolte, per non farmele sequestrare, e insieme all’altra investigatrice mi ritrovai nella Caserma dei Carabinieri per chiarimenti. Quattro Militi ci interrogavano gentilmente, ma il nostro sorvegliato era nella stanza accanto con le porte aperte, per ciò la mia detective ed io temporeggiavamo nelle spiegazioni per timore d’essere sentiti. I Carabinieri si scervellavano nel tentativo di capire chi fossimo.

         Inizialmente pensarono a due amanti intenzionati a derubare il nostro sorvegliato, tuttavia eravamo incensurati. C’incalzarono a lungo, ma nessuno pensò di googlare il mio nome (si sarebbero aperte le cateratte da internet); evidentemente consideravano obsoleto quel primo gradino verso l’intelligenza artificiale che è Internet.

Poi uno di loro cercò di fotografarci di nascosto, fingendo di parlare col cellulare all’orecchio, ma gli arrivò una telefonata proprio in quel momento e la situazione si fece comica. Io lo incoraggiai a farmi una fotografia, mettendomi in posa, ma lui percepì la mia proposta come canzonatoria (effettivamente la mia investigatrice avrebbe dovuto essere meno ilare) e uscì seccato dalla stanza, mentre i suoi colleghi continuavano con le domande.

Tornò dopo un quarto d’ora, dicendoci che aveva inserito i nostri parametri (chissà quali) in un programma anticrimine e di aver scoperto cosa stavamo combinando così lontano da casa: eravamo in zona per prelevare soldi dai bancomat con carte di credito rubate o clonate. Conosco diversi di quei programmi criminologici: sono tutti caricati in base agli eventi criminali trascorsi e nessuno riesce a tenere il passo con la reale criminalità in corso. Tanto più che, senza computer né intelligenza artificiale, mi vennero in mente almeno altre due figure criminali che avremmo potuto essere.

Visto il suggerimento dell’intelligenza artificiale, l’interrogatorio si fece più duro, ci minacciarono di perquisire l’auto smontandola pezzo per pezzo in cerca delle carte di credito, ma furono spiazzati dalle nostre espressioni ridanciane (oramai anch’io trattenevo a stento un largo sorriso) e ripresero con le domande.

         Dopo quasi un’ora dall’inizio di questo cinema arrivò un quinto Carabiniere in borghese dall’aria più vissuta di tutti. Dopo averci studiato per qualche minuto, chiuse finalmente la porta della stanza e ci chiese bruscamente: “Non è che voi siete due investigatori privati?”.

         Un po’ dispiaciuto di aver fatto perdere tempo ai Militi, ma sollevato dalla porta chiusa, diedi una risposta che è ancora oggi raccontata come facezia dagli investigatori privati collaboratori della mia agenzia investigativa Octopus: “Adesso che me lo dite, ho alcune quote sociali in un’agenzia investigativa”.

         Ci fu un unanime sospiro di sollievo di tutti i presenti. E i Carabinieri, nonostante tutto, furono molto gentili e collaborativi nel levarci dall’impiccio, anche perché per il mio sorvegliato era oramai troppo tardi: le prove raccolte lo inchiodavano.

         Oggigiorno si fa un gran parlare d’intelligenza artificiale (io prima sistemerei il dettatore vocale degli smartphone che ultimamente fa schifo). Alcuni paventano che possa sostituire quella umana (già così scarsa e fallace). Io mi preoccuperei piuttosto del fatto che potrebbe atrofizzarci e impigrirci al punto che imploderemmo su noi stessi dal punto di vista intellettivo, culturale e dell’esperienza nella vita reale. Se i primi quattro Carabinieri avessero usato l’intelletto, Internet e l’informatica con maggior criterio avrebbero risolto il nostro “caso” in un minuto.