Da investigatore privato e titolare dell’agenzia investigativa Octopus ho previsto molti anni fa ciò che sta avvenendo oggigiorno in fatto di legittima difesa.

Le condanne dei gioiellieri Mario Ruggero, Guido Gianni e Alex Pompa fanno pensareche davanti alla legge non siamo tutti uguali, i criminali sono più uguali delle loro vittime.
Le condanne dei gioiellieri Mario Ruggero, Guido Gianni e Alex Pompa fanno pensare
che davanti alla legge non siamo tutti uguali, i criminali sono più uguali delle loro vittime.

La vicenda dell’orefice Mario Ruggero e ancor più quella del giovane Alex Pompa hanno drammaticamente evidenziato che difendersi dai delinquenti in Italia sta diventando un problema serio. Da investigatore privato ho previsto molti anni fa ciò che sta avvenendo oggigiorno, attraverso i casi trattati dalla mia agenzia investigativa Octopus e i racconti dei miei clienti.

         La criminalità in Italia sta inesorabilmente cambiando: oramai assomiglia a quella degli Stati Uniti o, peggio, del Sud America. Le nostre Leggi e la Costituzione, che non hanno mai tutelato i cittadini se non sulla carta, sono impotenti nei confronti di una microcriminalità diffusa sempre più aggressiva e una disgregazione familiare sempre meno pacifica.

         Andrebbe cambiata la legge, ma non come ha fatto la Lega, fissandosi sulla sola difesa abitativa, perché una donna a rischio femminicidio non può aspettare il suo assassino in casa.

Innanzitutto andrebbe riformulato l’approccio costituzionale in materia di sicurezza dei cittadini, delegando a questi ultimi il diritto di difendersi da soli in caso di urgente necessità in stile Americano. Qui in Italia lo Stato si arroga il diritto/dovere di proteggerci tutti, ma avete provato a chiamare il 113 o il 112 in stato di grave pericolo? Se l’operatore non avverte alla cornetta la vostra ansia, inizia col dirvi che non ci sono auto disponibili e poi vi tratta come un visionario esagerato. Ma anche se la vostra chiamata venisse presa sul serio e le Volanti arrivasse in pochi minuti, quanti secondi pensate che bastino per rimanere sparati, sventrati o strangolati a morte?

         Inoltre, la Legge dovrebbe considerare sempre la difesa putativa, salvo chiari indizi di crudeltà e dolo da parte di chi si è difeso. È ovvio che l’aggredito rischia, senza colpe, una reazione non commisurata all’aggressione, altrimenti saremmo tutti pistoleri professionisti. Si può pretendere proporzione e controllo solamente a chi gira armato per mestiere, ma non da un gioielliere come lo sfortunato Mario Ruggero, che si è beccato 17 anni di carcere per aver sparato a due malviventi. Se la condanna penale di Mario Ruggero è un paradosso, l’ordine di risarcire 480.000 euro ai parenti dei rapinatori è addirittura grottesco. Neppure un povero operaio morto sul cantiere vedrebbe le somme erogate a ladri e rapinatori incidentati sul “lavoro”.

         Penso che il gioielliere Mario Ruggero sia una vittima dell’annosa faida trasversale tra politica e magistratura. La sua condanna risuona troppo come un “tieh!” dei magistrati contro la legge saviniana sulla legittima difesa. Da investigatore privato e titolare dell’agenzia investigativa Octopus , che dal 1988 assiste con le indagini gli avvocati, ho visto troppo spesso le ripicche dei magistrati contro imputati o parti in giudizio per far pagare vecchi rancori verso i loro avvocati. Un avvocato, cliente della mia agenzia investigativa Octopus, mi confessò d’essere stato costretto per anni a mandare un collega in udienza quando c’era un magistrato col quale aveva litigato, altrimenti rischiava di offrire un cattivo servizio al proprio cliente.

         Se le vicende dei gioiellieri Mario Ruggero e Guido Gianni (risarcimenti a parte, quest’ultimo sta scontando 7 anni in carcere, neppure ai domiciliari, per essersi difeso) sono grottesche, quella di Alex Pompa di Collegno è addirittura kafkiana. Immaginate un bambino cresciuto in un inferno di violenza domestica e minacce di morte, pressoché ignorato da vicini di casa, parenti, insegnanti e forze dell’ordine. Quando questa creatura cresce esplode per l’esasperazione contro il padre violento con 34 coltellate e viene giustamente prosciolto per legittima difesa. La faccenda avrebbe potuto finalmente avere… non dico un lieto fine, ma almeno una fine. Cosa ha spinto il PM Alessandro Aghemo a ricorrere in appello? Non ci sono abbastanza veri criminali di cui occuparsi in Piemonte?

         Purtroppo, dai talk show cui assistiamo in questo periodo, bisogna riconoscere che né la politica né la magistratura hanno reale interesse per le vittime che dovrebbero proteggere. Sembra quasi che per entrambi contino molto di più i criminali e le questioni di principio.