Da investigatore privato penalista assisto da decenni alla tendenza del sistema giudiziario a nascondere i propri errori.

Quando la mia agenzia investigativa Octopus si occupa delle indagini penaliè frustrante lottare contro una resistenza di molti magistrati alle critiche e al dubbio.
Quando la mia agenzia investigativa Octopus si occupa delle indagini penali è frustrante lottare contro una resistenza di molti magistrati alle critiche e al dubbio.

La richiesta di revisione del processo a Rosa e Olindo, condannati per la strage di Erba, e la successiva censura disciplinare da parte del CSM al magistrato Cuno Tarfusser, svela per l’ennesima volta un sistema giudiziario più preoccupato di difendere sé stesso, nascondendo i propri errori, che di fare Giustizia.

I magistrati continuano a invocare giustamente la loro autonomia e indipendenza, ma dovrebbero preoccuparsi anche di coltivare il dubbio e l’autocritica, altrimenti non si realizzerà mai il tanto sbandierato Giusto Processo.

La sanzione disciplinare al Dottor Tarfusser è solamente la punta dell’iceberg di una situazione che da investigatore privato penalista vivo da decenni insieme agli avvocati che servo. Quando la mia agenzia investigativa Octopus si occupò delle indagini difensive di Filippo Pappalardi, accusato d’aver ucciso i suoi due figli Ciccio e Tore a Gravina di Puglia, si verificò la stessa ottusa perseveranza nel difendere un castello accusatorio grottesco e nello svolgere indagini di polizia giudiziaria indegne. Se i corpicini dei due bimbi non fossero stati trovati casualmente da un altro bimbo caduto nello stesso punto dell’abitazione abbandonata, probabilmente oggi Filippo Pappalardi starebbe scontando l’ergastolo. Anche quando fu chiaro dalle autopsie che gli sfortunati bambini fossero morti in seguito a ferite da precipitazione e ipotermia, la “pubblica accusa” tentò di sostenere che fossero stati spinti dal padre e, in assenza di qualsiasi indizio a supporto dell’accanimento giudiziario contro il povero padre, fece illazioni, inconsistenti e vili, sull’ipotesi che i figli fossero precipitati nel tentativo di nascondersi dal padre violento.

Dal 1988, quando ho aperto la mia prima agenzia Investigazioni Octopus, e prima ancora, lavorando per diverse agenzie investigative di Milano, le indagini più frustranti sono sempre state quelle per la riapertura di casi giudiziari e per la revisione dei processi. Queste indagini, infatti, se da un lato sono molto stimolanti per un investigatore privato dall’altro lato cozzano con una resistenza passiva istituzionale che fa perdere fiducia nella Giustizia terrena.

È ovvio che non si può mettere in discussione qualsiasi sentenza; il sistema giudiziario collasserebbe. Ma almeno quelle indagini giudiziarie in cui palesemente non si è agito bene andrebbero riesaminate senza remore e con rinnovato dubbio. Mi auguro, anche se non ci spero, che si rifaccia il processo a Rosa Bazzi e Olindo Romano, seguendo il principio che siano certamente meglio 100 colpevoli liberi piuttosto che 1 innocente in galera.