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L’analisi del caso di Telegram e dell’arresto di Pavel Durov.

Pavel Durov è stato arrestato sulla base dell’Art. 323-3-2 del Codice Penale francese che colpisce i fornitori di piattaforme online che favoriscano consapevolmente attività criminali.

Una volta si diceva che le guerre le vincessero più i fabbri e i maniscalchi che i soldati, perché il successo di questi ultimi dipendeva in gran parte dalla forgiatura delle armi e dalla ferratura dei cavalli.

Le vittorie in battaglia più recenti sono dipese in massima parte dagli ingegneri meccanici e dai matematici, i primi per la costruzione di carri armati, navi, aerei da guerra e i secondi per decriptare i messaggi in codice del nemico. Nelle guerre moderne agli ingegneri meccanici si sono aggiunti quelli elettronici e i matematici sono stati in buona parte soppiantati dagli ingegneri informatici.

Considerando l’attuale scenario tra Patto Atlantico e Russia viene da pensare che l’arresto di Pavel Durov, catturato all’aeroporto Le Bourget di Parigi sabato 24 agosto scorso, sia un’operazione internazionale di controspionaggio e non quello che appare, cioè l’arresto di un criminale colluso con altri criminali.

Pavel Durov è stato arrestato sulla base dell’Art. 323-3-2 del Codice Penale francese che, in parole molto semplici, colpisce i fornitori di piattaforme online che favoriscano consapevolmente attività criminali sulle loro piattaforme e non collaborino con le Autorità per estirparle.

Dopo l’arresto, Pavel Durov è stato rilasciato su cauzione, una cauzione ridicola per l’imputato con un patrimonio di oltre 15 miliardi di dollari, ed è stato soggetto solamente a un blando obbligo di firma bisettimanale, affinché non esca dai confini francesi.

Questa è la prima cosa a lasciare perplessi. Mi suona come quando capita che gli investigatori privati sotto copertura della mia agenzia investigativa Octopus, d’accordo con la Polizia, vengono arrestati insieme ai loro indagati, per non fargli capire d’essere stati fregati dalla nostra attività d’infiltrazione, ma poi i detective privati non vengono ammanettati adeguatamente, perché il poliziotto di turno, sapendo chi sono, ha troppe remore nel trattarli come criminali.

Molti anni fa un Cliente si rivolse alla mia agenzia investigativa di Treviglio perché sospettava che la moglie stesse cercando di reclutare un killer per ucciderlo. I suoi sospetti erano fondati. Un mio investigatore privato e io riuscimmo a proporci alla donna come sicari, videoregistrando gli incontri.

Quindi avvisammo la Polizia che intervenne alla consegna della somma anticipata richiesta da noi per commettere il delitto. Lo so, era un crimine inesistente perché noi non eravamo veri sicari, ma a me premeva interrompere bruscamente la ricerca del killer da parte della donna (che ne avrebbe potuto trovare uno vero) e speravo che la vicenda avrebbe influito sull’affidamento dei figli, come fortunatamente è stato.

Ebbene, quando ci fu il finto arresto in flagranza di complotto, dovetti sussurrare al giovane poliziotto che fingeva di perquisirmi di farlo un po' più ruvidamente, altrimenti la moglie del mio cliente non ci avrebbe creduto.

Adesso la magistratura d’oltralpe dovrà dimostrare gli effettivi intenti criminali di Pavel Durov, cosa abbastanza complessa in considerazione che si gioca tutto in campo informatico, nel quale Pavel e i suoi collaboratori sono evidentemente sopra la media.

La seconda cosa che insospettisce è l’abbondanza di capi d’imputazione, che suggeriscono la famosa tecnica giudiziaria (ben nota in Italia) di spararle grosse e numerose nella speranza che qualche accusa resti in piedi. Per i magistrati francesi Pavel Durov avrebbe commesso dodici reati:

  1. Avrebbe progettato Telegram già con l’intento di facilitare transazioni illegali per conto di una non meglio specificata o non ancora svelata organizzazione criminale o illegale.

  2. Si sarebbe rifiutato di collaborare con le Autorità francesi per metterle in condizioni di poter perseguire i reati commessi grazie e con l’aiuto di Telegram.

Come conseguenza di questi due primi reati Pavel Durov è stato accusato di:

  1. Complicità nel possesso di immagini pedopornografiche.

  2. Complicità nella distribuzione di immagini pedopornografiche all’interno di un gruppo criminale organizzato.

  3. Complicità nel traffico e nello spaccio di stupefacenti.

  4. Complicità nell’offerta e nella cessione di attrezzature, strumenti, programmi e dati finalizzati ad hackerare e danneggiare sistemi informatici.

  5. Complicità in frode organizzata.

Sulla base delle ultime cinque imputazioni, viene da sé che Durov sia stato imputato di altri due reati connessi:

  1. Associazione a delinquere, visto che la tesi accusatoria lo considera connivente coi criminali che sfruttano Telegram a loro vantaggio.

  2. Riciclaggio, visto che tutte le sopra citate attività criminose hanno lo scopo finale degli illeciti guadagni.

Infine, a chiudere, ci sono le imputazioni strettamente connesse alla gestione di Telegram. Si tratta di “reati burocratici”, ma non meno gravi:

  1. Mancanza di idonea dichiarazione certificata per la fornitura di servizi di crittografia.

  2. Fornitura di strumenti crittografici non conformi e privi dei necessari obblighi di legge.

  3. Utilizzo in Francia, pertanto importazione nel Paese d’oltralpe, dei servizi e strumenti crittografici.

A queste 12 accuse sembra che se ne stiano aggiungendo altre di violenza domestica e violenza su un figlio minore, ma non è dato di sapere se si tratti di fantasie giornalistiche basate su false accuse dell’ex-moglie di Durov a seguito della loro separazione

Le possibili dietrologie sull’arresto di Pavel Durov.

Lasciando perdere i soliti complottisti che gridano al bavaglio contro la libertà di espressione e all’Europa liberticida, ci sono due scenari non accertati ma più plausibili.

Il primo riguarda una possibile azione di controspionaggio internazionale. Pavel Durov, prima di Telegram, nel 2006 aveva fondato VKontakte, il Facebook russo, del quale nel 2014 era stato espropriato definitivamente dal Cremlino, cioè da Vladimir Putin interessato a tenere sotto controllo la sua ridicola “democrazia”.

A seguito di questa triste vicenda di prepotenza sovietica, Pavel Durov aveva dovuto riparare all’estero, dove, insieme a suo fratello Nikolaj (che è il genio informatico dei due), aveva fondato Telegram a Dubai nel 2013.

Anche Telegram ha spopolato in Russia, tanto da far prevedere un secondo esproprio in stile sovietico, pertanto non è del tutto escluso che l’arresto di Durov rientri in un’operazione per aiutarlo, sottraendo a Putin informazioni sulla guerra in Ucraina o sui dissidenti russi.

Una seconda ipotesi plausibile è che Pavel Durov non sia affatto complice dei crimini commessi tramite Telegram, ma li stesse subendo da tempo senza poterli interrompere. E non sarebbe stato saggio da parte sua farsi aiutare dai compatrioti sovietici, in considerazione della corruzione dilagante e degli intrecci Stato-mafia russa. È noto infatti che la maggior parte delle grosse truffe internazionali online, degli attacchi informatici, delle transazioni illegali importanti e dei traffici più abbietti trovano la loro impunità nell’est Europa e nella Russia.

La mia agenzia investigativa Octopus di Milano si è occupata in passato di indagini su furti di beni rubati in Italia, ricettati in Ucraina e finiti nelle mani di acquirenti finali mafiosi russi.

La riservatezza delle comunicazioni e la strana affluenza su Telegram dall’arresto di Pavel Durov.

Chi ha Telegram, come me e tutti gli investigatori privati collaboratori della mia agenzia investigativa Octopus di Cassano d’Adda, sa che, se uno dei suoi contatti scarica l’applicazione, gli arriva l’avviso che è presente su Telegram. Immediatamente dopo l’arresto di Pavel Durov, sembra che tutti i miei contatti si stiano registrando su Telegram, anche quelli che si erano dimostrati incapaci di farlo quando glielo chiesi per motivi di riservatezza.

Sino ad oggi sono ricorso a Telegram, Threema o Signal; quando la mia agenzia investigativa Octopus si occupava di casi particolarmente delicati o quando, da detective privato autorizzato alle indagini penali difensive, accettavo d’investigare per Clienti sottoposti a persecuzioni giudiziarie particolarmente aggressive da parte dei Pubblici Ministeri.

La mia scelta su questi tre servizi di messaggistica anziché su WhatsApp non ha motivazioni particolarmente elaborate sotto il profilo tecnologico. Semplicemente, quando incontro gli amici della Polizia Giudiziaria li ascolto e decido di conseguenza. Nell’ultimo periodo tutti maledicevano Telegram, perché nessun tecnico delle Procure riusciva a intercettarlo. Ancora peggiori erano le imprecazioni su Signal e Threema.

Prima di Telegram, Signal e Threema, quando avevo aperto la mia seconda agenzia investigativa Octopus a Milano, era sufficiente WhatsApp. Ma oramai questo servizio di messaggistica è intercettabile, anche se un po' costoso per le Procure.

Prima ancora, quando avevo fondato la mia prima agenzia investigativa Octopus a Treviglio in provincia di Bergamo, l’evoluzione della telefonia mobile con il sistema operativo Symbian, aveva reso per un certo periodo gli apparecchi Nokia particolarmente vulnerabili persino da spioni non autorizzati. Mentre con la comparsa dei primi smartphone, così facilmente riprogrammabili, un buon vecchio Nokia dalla funzionalità basiche divenne improvvisamente sicuro.

In quello stesso periodo ci fu l’abitudine delle telefonate su Skype con miei amici della Giudiziaria che maledicevano le moderne tecnologie utilizzate per scopi criminali; oggigiorno Skype è intercettabile.

In sostanza nello spionaggio e controspionaggio delle comunicazioni esiste una sola certezza, cioè quella di non avere certezze con l’obbligo di doversi sempre aggiornare, poiché è in corso una continua battaglia tra chi protegge le comunicazioni e chi cerca il modo per neutralizzare le protezioni.